“Fate presto”, verrebbe la voglia di gridare. Senza la proclamazione dei Consiglieri comunali la città risulta priva della sua rappresentanza istituzionale ! C’è il Sindaco, c’è la Giunta municipale, non c’è il Consiglio, cioè l’organo di massimo controllo democratico.
Le responsabilità c’è chi le addossa agli errori, alle omissioni e alle troppe imprecisioni riscontrate nei verbali, molti dei quali incompleti e tali da richiedere un’attenta e oculata disamina, e chi invece addebita i ritardi unicamente alla Commissione elettorale centrale che dicono procedere con lentezza nella verifica dei conteggi e nel controllo dei relativi verbali.
Pur volendo comprendere che il lavoro di controllo debba essere necessariamente meticoloso e rigoroso, non si possono obiettivamente giustificare i ritardi finora accumulati, che finiscono con l’aggravare i problemi della nostra comunità, cui servono, e con assoluta urgenza, organi amministrativi nel pieno dei poteri. Del resto non si può fingere di non vedere i tanti segnali di malessere che provengono dalla nostra comunità.
C’è il disagio che attraversa il mondo dei giovani, il dramma della disoccupazione, sotto gli occhi di tutti. Poi ci sono i problemi come la sicurezza, la manutenzione del verde pubblico, la riqualificazione delle periferie, i trasporti, il completamento degli impianti sportivi, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
E’ per questo che occorre un luogo, il Consiglio comunale appunto, in cui confrontarsi a viso aperto, in cui la discussione politica, franca e sincera, senza pregiudizi ma capace di superare divisioni in molti casi del tutto strumentali, ristabilisca un clima più sereno, improntato ad una maggiore tolleranza.
I toni sguaiati, il conflitto perenne con gli amministratori e la violenza verbale danneggiano la città, la sua storia, sfigurano la sua identità: sono solo il sintomo di una politica debole.
Infine un’ultima annotazione: si lasci lavorare la Magistratura, senza interferenze e senza pressioni, soprattutto senza tifo da stadio. i processi si fanno nelle aule dei Tribunali e non nelle piazze o sui giornali. Già troppe volte, anche nel passato più recente, si sono imbastiti processi approdati poi nel nulla.
Processi che però hanno cambiato il corso della storia e consentito alla magistratura di dettare i tempi alla politica, finendo per selezionarne, attraverso lo stigma di indagini e processi troppe volte del tutto inutili, la sua stessa classe dirigente. E non è stato un grande giovamento per il corretto gioco democratico.
Lo scrive in una nota Aniello Salzano di Popolari e Moderati