Tra questi anche sette della Costa d’Amalfi : due conviventi di Tramonti arrestati di recente che si sono visti sottrarre il sussidio direttamente dal giudice, due stranieri di nazionalità pachistana, risultanti domiciliati a Conca dei Marini sempre irreperibili, un’altra cittadina di Tramonti, un uomo nativo dell’Emilia Romagna che stava scontando una pena detentiva su domiciliari a Ravello e uno straniero domiciliato a Maiori non in possesso dei requisiti.
In particolare, attraverso l’esame incrociato dei dati documentali e delle informazioni acquisite nel corso di specifici servizi di controllo del territorio con quelli forniti dai Comuni di residenza, sono state comprovate numerose irregolarità nelle procedure di dichiarazione del possesso dei requisiti soggettivi ed econometrici.
Tra le principali anomalie, quelle riferite ai seguenti soggetti:
– destinatari di misura cautelare personale;
– condannati con sentenza definitiva per reati per i quali è prevista la decadenza del reddito;
– detenuti e ricoverati in strutture a carico dello Stato;
– cittadini stranieri sprovvisti dei requisiti.
Numerose sono state le false attestazioni che hanno riguardato difformità circa l’indicazione della reale residenza, ossia di persone che l’hanno indicata presso un Comune diverso, al fine di omettere all’interno della prevista dichiarazione che i familiari percepivano altro reddito.
Paradossale il caso di una donna che, al fine di ottenere l’elargizione di un importo maggiore del beneficio in parola, ha dichiarato di essere convivente con i genitori i quali, invece, sono risultati entrambi in carcere, rispettivamente, il padre per omicidio e reati associativi, la madre per traffico illecito di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa ha permesso d’interrompere l’indebita percezione del beneficio, oltre che ad una donna sottoposta alla detenzione domiciliare, la quale contestualmente percepiva la pensione di un’anziana conoscente deceduta da diversi mesi, anche ad un soggetto che risultava avere un conto corrente a suo nome la cui giacenza si aggirava intorno ai 200.000 euro, conto a sua volta alimentato in maniera fraudolenta attraverso la sottrazione di denaro ad un anziano parente.
Così come i casi di un uomo percettore del beneficio ma al tempo stesso amministratore di una società agricola e di una macelleria, e di due ragazzi, anch’essi beneficiari, i quali, sebbene formalmente disoccupati, sono risultati di fatto irregolarmente impiegati, rispettivamente, in una pizzeria ed in una carrozzeria.
Sono state riscontrate irregolarità anche nei confronti di 3 cittadini stranieri che hanno beneficiato del reddito, sebbene non residenti sul territorio nazionale da almeno 10 anni, gli ultimi 2 dei quali avrebbero dovuto essere continuativi.
Gli esiti delle attività sono stati quindi segnalati all’Autorità giudiziaria competente ed agli Uffici territoriali dell’Inps per l’interruzione dell’elargizione del sussidio e la ripetizione delle somme indebitamente percepite, che hanno prodotto un danno erariale di oltre 1 milione di euro.