La fase emergenziale della pandemia da
Covid-19, nel mondo del lavoro, ha determinato un cambiamento dal quale, secondo Confindustria, “non si torna più indietro”. Lo
smart working è entrato nell’organizzazione di moltissime aziende, che pensano di continuare con il lavoro agile anche quando la pandemia sarà finita
Inizia ora a delinearsi il percorso per regolare il lavoro agile nello scenario del dopo coronavirus. Martedì 2 novembre il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando (in foto), incontrerà i rappresentanti dei sindacati per avviare un confronto per provare a raggiungere un accordo quadro sul tema
Il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta (in foto) ha invece già avviato un percorso insieme alle organizzazioni sindacali sulle linee guida dello smart working negli uffici pubblici, nel frattempo tornati in presenza
Brunetta ha detto di essere favorevole al lavoro agile, ma con “piattaforme serie e norme contrattuali” che lo regolino, mentre non deve più accadere “che ci siano sportelli chiusi per lo smart working”. Le linee guida presentate da Brunetta prevedono un sistema di alternanza tra giorni in ufficio e a casa, il divieto di utilizzare la rete Internet domestica e almeno 11 ore consecutive di riposo
Intanto, il mondo delle imprese private, in attesa di una cornice normativa generale, si muove in ordine sparso. Il centro studi di Confindustria invita a “sfruttare al meglio il potenziale” dello smart working, che gli economisti dell’associazione degli industriali giudicano “una delle partite da vincere per modernizzare il Paese”
“Quando l’emergenza sanitaria sarà superata – dice Confindustria – i lavoratori e le imprese molto probabilmente non torneranno indietro. Non del tutto, almeno. E assisteremo anche in Italia a un incremento delle possibilità di svolgere il lavoro in remoto rispetto al pre-crisi”
Questo anche perché, continua Confindustria, “lo smart working d’emergenza ha fatto superare molti pregiudizi, ed è stata l’occasione per migliorare le competenze digitali e ripensare molti processi aziendali. È solo un tassello della più complessiva trasformazione del mercato del lavoro in corso, sulla spinta del progresso tecnologico, che va guidata, incentivata e assolutamente non ostacolata con inutili fardelli burocratici”
L’associazione degli industriali sottolinea come la prospettiva sia confermata dai risultati delle opinioni e delle intenzioni raccolte presso le imprese tramite un’indagine svolta dalla stessa Confindustria. Oltre un terzo di chi ha partecipato alla ricerca ha dichiarato che manterrà lo smart working anche quando la pandemia sarà finita. La quota sale al 41,2% per le imprese dei servizi. Più bassa la percentuale nel settore dell’industria, ferma al 31%
Durante la fase acuta della crisi sanitaria, due imprese associate a Confindustria su tre hanno fatto ricorso allo smart working, che ha coinvolto quasi il 40% dei loro dipendenti. Nello specifico, è stato utilizzato dal 73,4% delle imprese nel campo dei servizi e al 64,2% di quelle industriali
Dall’indagine emerge che, tra le aziende associate che hanno dichiarato che renderanno il lavoro agile strutturale, il 39,5% pensa che dovrà fornire ai propri dipendenti attrezzature e piattaforme Ict adeguate al lavoro a distanza
Importante sarà anche formare i dipendenti per rafforzarne le competenze tecniche digitali (23,7%) e trasversali (26,1%). Più della metà delle imprese (56,6%) pensa sia fondamentale richiedere la presenza in azienda in determinati giorni e, anche per questo, riorganizzare gli spazi (29%)
Confindustria cita anche una un’indagine condotta dall’Ocse in collaborazione con Biac (Business at Oecd) e il Trade Union Advisory Committee. Il 63% dei manager e il 74% dei lavoratori intervistati in 23 Paesi giudica positivamente la propria esperienza con lo smart working, in termini di performance e di benessere
Il 60% dei manager ha inoltre dichiarato che i lavoratori in smart working sono “più produttivi perché più concentrati”. Allo stesso tempo, i manager indicano anche alcune difficoltà del lavoro agile, prime su tutte la formazione e il lavoro in team