I destinatari della misura cautelare personale, sono ritenuti, a diverso titolo, responsabili dei reati di concorso in violenza privata, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, in alcuni casi aggravati dal metodo mafioso (ex art. 416 bis I°).
L’ipotesi accusatoria, a proposito della quale è stata ritenuta la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, riguarda la concessione di prestiti di denaro mediante l’applicazione di tassi di interessi di natura “usuraia”, nei confronti di persone in stato di bisogno e la realizzazione di rilevanti atti di intimidazione nei confronti delle vittime, tali da costringerle per far fronte ai debiti contratti, in alcuni casi, a vendere i propri beni e consegnare agli usurai il ricavato a parziale ristoro dei debiti.
Nel corso delle indagini, peraltro, è stato documentato un episodio in cui uno degli usurai non ha esitato a recarsi presso una struttura ospedaliera del frusinate al fine di reperire un debitore, che si sarebbe dovuto recare nell’occasione a far visita ad un congiunto ivi ricoverato per gravi condizioni di salute, al fine di costringerlo ad adempiere alla illecita prestazione.
Sono state documentate diverse attività di intimidazione poste in essere dagli usurai nei confronti anche dei familiari delle vittime, ad esempio mediante il danneggiamento di vetture o l’invio di messaggi minacciosi, nonché recandosi personalmente presso i luoghi di lavori di costoro al fine di costringerli al pagamento dei debiti.
Complessivamente le vittime di usura, a fronte degli originari prestiti, avrebbero dovuto restituire una somma pari a circa 1 milione di euro mediante il riconoscimento di interessi superiori ai tassi soglia ed in alcuni casi oscillanti tra il 300 ed il 514% annuo. Tale ultima circostanza evidenzia chiaramente l’entità dei profitti che scaturiscono dall’esercizio dell’illecita attività della concessione di prestiti di denaro a tassi usurai.