“Come Coldiretti Campania – sottolinea il direttore regionale Salvatore Loffreda – non possiamo che manifestare totale dissenso per il proseguimento di una misura cosi importante. i dati ci dicono che l’agricoltura del meridione d’Italia merita almeno pari dignità rispetto a quella del resto del territorio nazionale. Chiediamo quindi a Caputo di battersi per una profonda rivisitazione dell’attuale impostazione della misura Gestione del rischio, che preveda una ricaduta certa e sostanziale delle risorse regionali sui rispettivi territori. Una tesi sostenuta anche dal professor Fabian Capitanio, consulente per l’Assessorato nei tavoli tecnici sul tema delle assicurazioni agricole”
Maggiore frequenza ed intensità di eventi climatici estremi e volatilità dei prezzi rendono imprescindibile l’adesione delle aziende agricole agli strumenti per la gestione del rischio. Gli eventi catastrofali hanno fatto crescere del 151% le perdite di reddito nel settore primario nel periodo 1998-2019 vs 1978-1997 con una media annua di danni catastrofali pari a Euro 1,6 Mld negli ultimi 10 anni. In sintesi, la lettura del passato non consente più previsioni attendibili sul futuro e questo impone un cambio di paradigma per le politiche d’intervento pubblico; i vecchi strumenti appaiono cioè inadeguati a gestire l’instabilità dei redditi agricoli.
L’Italia ha una lunga tradizione di intervento pubblico in tale ambito disciplinata con l’istituzione del Fondo di Solidarietà Nazionale (FSN) che già dal 1970 ha supportato i premi delle polizze assicurative per l’agricoltura e ha gestito i danni a colture e strutture con indennizzi ad hoc ex post. L’UE, a sua volta, per la prima volta ha introdotto nell’ambito del II Pilastro della Pac misure specifiche per la gestione del rischio prevedendo agli artt. 36-39 il sostegno comunitario a tre diverse tipologie di strumenti; rispettivamente, assicurazioni agricole, fondi di mutualità e Income Stabilization Tool (IST).
L’Italia, in considerazione del forte divario tra le diverse macro aree del paese rispetto alla propensione ad assicurare i raccolti, e temendo un sostanziale disimpegno delle regioni con minore tradizione assicurativa, per il periodo di Programmazione 2014-2020 ha scelto di adottare una Misura Nazionale sulla gestione del rischio, dichiarando 3 obiettivi precisi a giustificazione di tale scelta: 1) aumentare la PLV agricola assicurata; 2) ridurre il divario territoriale; 3) aumentare l’offerta di strumenti per la gestione del rischio.
Tale Misura, che ha assorbito il 7,86% delle risorse pubbliche comprensive del II Pilastro della Pac, ha visto le regioni del centro-sud contribuire per il 67,55%; le regioni del nord hanno contribuito per il restante 32,45%. In previsione della partenza del nuovo periodo di programmazione, e richiamando la crucialità del tema esposta in premessa, si impone quindi una lettura lucida sui risultati di tale scelta.
Dal 2014, i valori assicurati hanno registrato nel 2020 una leggera diminuzione su scala nazionale (-4%) con una perdita marcata nelle regioni del sud (-20%). Il numero delle aziende assicurate, per motivi riconducibili anche a problemi di gestione amministrativa delle polizze assicurative, è sceso del 21% dal 2014.
In funzione della manifestazione degli effetti del cambiamento climatico, nel periodo 2014-2020, l’aumento degli eventi di natura catastrofale, unitamente alla fortissima concentrazione del portafoglio degli assicurati, ha fatto crescere del 34% il livello della tariffa media delle polizze assicurative in Italia; tale aumento, inevitabile per le motivazioni addotte, va ad incidere anche sull’efficienza della spesa pubblica complessiva considerando che una fetta importante dei sussidi viene assorbita dall’aumento delle tariffe.
E’ necessario superare un modello di intervento che sconta pesantemente le scelte del passato; lo strumento assicurativo – in virtù della sua natura grandinocentrica – si concentra nel Nord del Paese, con maggiore intensità nei comparti del vitivinicolo e delle colture arboree.
Le risorse trattenute sui territori devono essere utilizzate anche per meglio implementare i Fabbisogni specifici dei singoli territori e per portare avanti progetti ambiziosi di attività di formazione e divulgazione di tecnici ed imprenditori agricoli. Lo stesso PSRN, prevedeva come, nelle aree con medio-alta esposizione e vulnerabilità ma scarsa propensione alla gestione del rischio è opportuno investire fondi in specifiche azioni per migliorare le condizioni di accesso alla gestione del rischio, azioni cioè per diffondere efficacemente la cultura della gestione del rischio e i relativi strumenti messi a disposizione dalle politiche pubbliche.
In tal senso, operazioni territorialmente mirate e specifiche sono necessarie, in primis trasferimento di conoscenze e informazione. Attività di formazione capillare e differenziata a seconda delle caratteristiche dei destinatari e dei territori sono pertanto chiave per una messa in atto efficace degli strumenti a disposizione. Tutte attività che devono prevedere una regia territoriale; unica in grado, per motivi di prossimità, a poter avere la percezione chiara dei reali fabbisogni del territorio.