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I co-fondatori di BioNTech: “Con l’Rna batteremo anche tumori e Hiv”

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Ugur Sahin, 56 anni, nato ad Alessandretta in Turchia e Ozlem Tureci, 54 anni, nata a Lastrup in Germania. Sono gli immuno-oncologi co-fondatori di BioNTech, l’azienda che ha sviluppato per Pfizer uno tra i vaccini anti-Covid attualmente in uso nel mondo per contrastare la pandemia di coronavirus.

Figli di immigrati turchi arrivati proprio in Germania negli anni ’60, si sono sposati quasi dieci anni fa e, grazie alle azioni di BioNTech, risultano ad oggi le prime persone di origine turca ad entrare nella lista dei cento tedeschi più ricchi in assoluto. Entrambi hanno raccontano la loro avventura scientifica nel libro “Il vaccino che ha cambiato il mondo”, al centro di un’intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”.

Tutto è partito negli anni Novanta, quando hanno cercato un modo per aiutare il sistema immunitario a combattere i tumori. Mentre oggi, oltre a proteggere dal Covid centinaia di milioni di persone, promettono di utilizzare la tecnica dell’mRna messaggero, quel il sottile filamento che, nelle cellule, trasporta le istruzioni per costruire le proteine, con l’obiettivo per curare in modo nuovo differenti malattie, dai melanomi alle sindromi autoimmuni alle patologie allergiche.

Attualmente, il potenziale dell’mRna per la medicina sembra avere un patto particolarmente decisivo. Quando l’hanno compreso i due scienziati?

“Non è stato tanto un singolo momento, ma piuttosto una combinazione di osservazioni. A motivarci era la domanda: ‘Come trattare al meglio ogni singolo paziente?’”, ha spiegato Tureci.

“Come medici sappiamo quanto sia potente il sistema immunitario, e quindi abbiamo focalizzato la nostra ricerca sullo sviluppo di una ‘cassetta degli attrezzi’ , proprio grazie all’Rna messaggero, per sostenere il sistema immunitario nel suo lavoro”, ha poi aggiunto.

Secondo Sahin, poi, “l’mRna è la più antica forma di programmazione costruita dalla natura, perché passa alle cellule le istruzioni per produrre le proteine. Abbiamo capito subito l’enorme potenziale che c’era nel fornire informazioni, a nostro piacimento, direttamente alle cellule immunitarie, codificandole nell’mRna. Per poi lasciare che il sistema immunitario faccia quello che sa fare meglio: proteggere il nostro corpo dalle minacce”, ha spiegato.

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