Monopattini, Unsic: bene alcune nuove norme, ma ancora troppe incongruenze

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Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, diventano operative le modifiche al Codice della strada che riguardano anche circa due milioni di monopattini. Questo nuovo emblema della micromobilità, che ha preso piede anche nel nostro Paese, è interessato da una serie di novità normative. L’Unsic, sindacato datoriale con oltre tremila uffici in Italia e numerosi dipendenti che utilizzano questo mezzo innovativo, ha sentito gli utilizzatori per evidenziare quelli che vengono avvertiti come aspetti positivi o negativi delle nuove norme.

In linea generale, il sindacato concorda su alcune regole di buon senso ormai necessarie, come il divieto di transitare o di parcheggiare sui marciapiedi, il sequestro per chi ne trucca il motore o ne modifica il telaio, l’obbligo di indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti o di attivare dispositivi luminosi come frecce e stop, ma con inconcepibili due anni di tempo per adeguare quelli in circolazione (entro il 1° gennaio 2024).

Inspiegabile non aver reso obbligatori caschi per i maggiorenni, targhe e assicurazioni, anche a garanzia dei proprietari di monopattini. C’è innanzitutto la questione della sicurezza stradale coperta dal casco: nel 2020, dati Asaps, gli incidenti gravi sono stati 123 (con 58 feriti, di cui 11 in prognosi riservata), in testa la Lombardia con 54 sinistri, poi il Piemonte con 14, quindi il Lazio con 13, Emilia Romagna e Abruzzo con 6.

Undici le vittime nel 2020 e 2021: tre a Roma, una a Budrio (Bologna), Milano (anziana investita da un gruppo di monopattinisti), Genova, Arezzo, Ravenna, Firenze, Sesto San Giovanni (Milano) e Cesena. La seconda questione, legata alla targa, è come fare per identificare il mezzo nel caso di furto o sequestro?

L’aspetto che i guidatori di monopattini disapprovano maggiormente è la riduzione del limite di velocità da 25 a 20 chilometri all’ora. Perché, a dir loro, pur attenuando le conseguenze di cadute e scontri, fa aumentare il rischio di essere investiti dagli altri veicoli che tentano il sorpasso nella stessa carreggiata, in genere insofferenti verso monopattini e biciclette.

C’è poi una non secondaria questione economica: nei mezzi condivisi, il costo è a tempo e non a chilometraggio, per cui la riduzione della velocità corrisponde ad una aumento immediato dei prezzi dal 25 al 50 per cento. Un salasso soprattutto per studenti e giovani lavoratori – molti i precari – le categorie che maggiormente utilizzano questo mezzo ecologico. Sarebbe quindi opportuno, secondo l’Unsic, passare a tariffe a percorrenza, come già avviene in alcuni Paesi europei.

Infine è discutibile l’uso del mezzo su strade extraurbane senza piste ciclabili, comprese quindi le tangenziali, ed è decisamente paradossale l’applicazione delle sanzioni pecuniarie previste (da 41 e 100 euro): come fa un vigile a multare un veicolo senza targa? Ipotizzandone l’identità del guidatore per quelli in sosta o rincorrendolo a piedi per quelli in movimento?

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