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Coldiretti, la scure dei rincari si abbatte su aziende e consumatori (di Tony Ardito)

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A causa delle fiammate inflazionistiche, il 36% degli italiani dichiara di aver ridotto la quantità degli acquisti, mentre un 16% si è orientato verso prodotti low cost rinunciando alla qualità, e solo un 48% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa. Un fenomeno che evidenzia come l’effetto dei rincari record dei costi energetici si trasferisca a valanga lungo tutta la filiera alimentare, dai campi alla tavola, aumentando le difficoltà soprattutto per agricoltori e consumatori.

Oltre che sul carrello, la scure dei rincari si abbatte, infatti, sulle aziende agricole messe sotto pressione dall’incremento congiunto di gas, carburanti, energia elettrica, plastiche e trasporti. Nelle campagne italiane sono addirittura a rischio le semine per il balzo dei prezzi di carburanti e concimi che hanno raggiunto picchi del +143% con costi insostenibili per le imprese agricole, impegnate a garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie italiane nonostante i problemi legati alla pandemia.

È ciò che emerge dai risultati di un sondaggio di Coldiretti effettuato mediante il proprio sito e diffuso durante i lavori della XIX edizione del Forum Internazionale dell’Agroalimentare, svolta a Roma la scorsa settimana.

L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata; il fosfato biammonico DAP raddoppiato, da 350 a 700 euro a tonnellata; mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari pure i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%).

A pesare, il rialzo dei costi dell’energia elettrica (+40%), ma anche la stangata su carburanti (+30%) e plastiche (+40%) che influisce su trasporti e imballaggi, secondo stime di Consorzi Agrari d’Italia. Il rischio concreto è che molte aziende agricole scelgano di fermare la coltivazione dei terreni per timore di non riuscire a coprire nemmeno i costi di produzione, con ripercussioni sulla capacità di autoapprovvigionamento alimentare nazionale.

Un problema grave per un Paese come il nostro che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti.

Come peraltro sottolineato dai vertici di Coldiretti, è fondamentale accompagnare i segnali di ripresa, registrati negli ultimi mesi, sostenendo l’agricoltura con misure che garantiscano la sostenibilità finanziaria delle imprese, riconoscendo il giusto prezzo ad agricoltori e allevatori che non scenda sotto i costi di produzione in forte aumento a causa dei rincari delle materie prime.

di Tony Ardito

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