Questa, attualmente, la situazione: in Abruzzo occupazione terapie intensive al 5% e occupazione posti in “area non critica” all’8% (variazione giornaliera di +1%); in Basilicata 1% (-2%) e 4%; in Calabria 9% e 12%; in Campania 5% e 9% (+1%); in Emilia Romagna 7% e 8%; in Friuli Venezia Giulia 15 e 22% (+2%); nel Lazio 10% (+1%) e 11%; in Liguria 9% e 8%; in Lombardia 6% e 12%; nelle Marche 10% e 8%; in Molise 3% e 7% (+1); nella Provincia autonoma di Bolzano 10% e 18% (+1%); nella Provincia autonoma di Trento 8% (+1%) e 8% (+1%); in Piemonte 5% e 6%; in Puglia 5% e 5%; in Sardegna 7% (+1%) e 4%; in Sicilia 5% e 9%; in Toscana 8% e 5%; in Umbria 11% (+3%) e 8%; in Valle d’Aosta 3% e 18% (+3%) e in Veneto 8% e 8% (+1%) .
La Regione più in difficoltà è il Friuli Venezia Giulia, da oggi in fascia gialla. L’Alto Adige è fortemente indiziato di passare in giallo da lunedì prossimo. A rischio la Calabria, con il 9% di intensive e il 12% di ricoveri ordinari. Preoccupa anche la Lombardia, che ha visto un netto incremento di casi e di ricoveri negli ultimi giorni: è al 6% di rianimazioni occupate ma già al 12% nei reparti ordinari. Anche il Veneto si avvicina al limite nelle rianimazioni, con l’8%, stessa percentuale dei ricoveri ordinari, dove quindi c’è ancora margine. L’Umbria è oltre per le terapie intensive (11%) ma ancora indietro nell’occupazione dei reparti ordinari (8%). Stesso discorso per il Lazio, che inizia ad avvicinarsi alla zona di rischio con il 10% di intensive (al limite quindi) e l’11% di ricoveri ordinari, così come le Marche (rispettivamente al 10% e 8%).