Turismo in crisi, mancano i flussi internazionali (di Tony Ardito)

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Il Green Pass rafforzato, solo per i guariti e i vaccinati, introdotto da un recente decreto, ha scongiurato la paventata ipotesi di chiusure, almeno allo stato. Ciò induce taluni settori, tra cui quello alberghiero, ad adottare misure di prevenzione più stringenti, quali il Green Pass obbligatorio (ottenibile tramite tampone con diversa durata se rapido o molecolare) per i clienti delle strutture ricettive.

Per Confindustria Alberghi è positivo che comunque il legislatore abbia riconosciuto l’albergo come un luogo presidiato e quindi a basso rischio con l’introduzione del solo Green Pass base, ma la norma determina alcune complessità che si spera siano chiarite e superate al più presto.

In primis il tema dei bambini poiché c’è il timore che l’apertura della campagna vaccinale per i ragazzi dai 5 agli 11 anni possa comportare, anche per loro, l’applicazione in automatico dell’obbligo di Green Pass.

Una corsa contro il tempo per vaccinare la fascia dei giovanissimi e una circostanza che rischia di generare delle oggettive complicazioni per le famiglie che vogliono trascorrere qualche giorno di vacanza a cavallo del Natale e che potrebbero trovarsi con la difficoltà, per i bambini più piccoli, di dover affrontare un tampone ogni 2 giorni.

Benché, grazie al decreto, l’intero comparto turismo veda allontanarsi il pericolo di uno stop, la situazione non è da ritenersi incoraggiante, segnatamente per le strutture alberghiere. Si pensi che nel corso del 2019 si sono potute registrare 220 milioni di presenze. Manca il turismo internazionale e i flussi interni, durante le prossime festività, certamente non riusciranno a marcare una importante inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti.

Le strutture alberghiere, pur non essendo mai state direttamente coinvolte da provvedimenti di chiusura, risentono di misure restrittive applicate ad altri ambiti e lamentano di esser rimaste sole e senza aiuti.

È del tutto evidente che per questo come per altri settori produttivi bisogna riuscire a contemperare le esigenze di salute e sicurezza pubblica con la sopravvivenza delle aziende e, dunque, con la tutela dei posti di lavoro. Il rischio che si corre, sempre più, durante il doloroso protrarsi della emergenza Covid, è quello di non riuscire a garantire il giusto equilibrio fra queste due assolute priorità.

Al netto di alcuni inaccettabili quanto dannosi estremismi, è indubbio che la stragrande maggioranza degli italiani ce la stia mettendo davvero tutta. Guai a cedere proprio ora a, pur comprensibili, umani segnali di stanchezza.

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