Sono la Valle d’Aosta (309,1 casi per 100mila abitanti), il Veneto (317,1), il Friuli Venezia Giulia (336,3) e la provincia autonoma di Bolzano. Qui l’incidenza è salita a 645,7. I dati provengono dall’ultimo monitoraggio Iss e sono riferiti al periodo 26 novembre-2 dicembre. L’Alto Adige è anche fra le aree dove è più alta la percentuale di posti letto occupati da malati Covid nelle terapie intensive (13%) e tra quelle dove è maggiore l’occupazione negli altri reparti (19%, dati Agenas del 4 dicembre). Per questo motivo, dalla prossima settimana, sarà zona gialla
Il passaggio da zona bianca a zona gialla viene fissato al superamento simultaneo di tre criteri ritenuti fondamentali nell’andamento della pandemia: incidenza dei nuovi casi superiore ai 50 ogni 100mila abitanti, occupazione dei posti letto disponibili nei reparti ordinari al 15% e in quelli di terapia intensiva al 10%
Il fatto che la situazione epidemiologica in Alto Adige sia più seria che altrove emerge anche da un altro dato. Ci sono 37 Comuni dove l’incidenza ha superato gli 800 casi per 100mila abitanti ed è per questo tornato anche il coprifuoco
Un altro indicatore importante della situazione epidemiologica è la mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che tiene anche conto dell’ incidenza dei casi registrati ogni 100mila abitanti nell’arco di due settimane. La provincia autonoma di Bolzano è rosso scuro
Nella stessa situazione si trovano altre due regioni italiane. Una è il Friuli Venezia Giulia, dove già da lunedì scorso è entrato in vigore il Super Green pass e dove resta alta l’occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (22%). Nelle terapie intensive, la percentuale è invece pari al 14% (dati Agenas aggiornati al 4 dicembre)
L’altra regione in rosso scuro nella mappa dell’Ecdc è la Valle d’Aosta, che preoccupa anche per un altro indicatore: insieme al Friuli Venezia Giulia ha la percentuale più alta in Italia di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (22%). In terapia intensiva la percentuale è pari al 6% (dati Agenas, aggiornati al 4 dicembre)
In Veneto è alta l’incidenza e ha superato la soglia del 10% l’occupazione nelle terapie intensive, salita al 12% (dati Agenas aggiornati al 4 dicembre). “Dentro l’ospedale si sta consumando una battaglia che ha già cominciato a togliere posti letto a pazienti che ne avevano bisogno per altre patologie”, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia in una conferenza stampa. “Se dovessimo proiettare la media degli ultimi 15 giorni, pian piano arriveremmo anche all’arancione e al rosso, ma il virus non è prevedibile. Per questo investiamo molto sulla dose booster”
Secondo l’Iss, il Veneto ha un rischio moderato, ma con un’alta probabilità di progressione. Nella stessa situazione si trova anche la Liguria, che ha un’incidenza di 192,5 (di circa 40 punti sopra la media nazionale). Nella regione l’occupazione dei letti da parte di pazienti Covid è al 10% in area medica e al 12% in terapia intensiva (dati Agenas, aggiornati al 4 dicembre)
Discorso a parte per la Lombardia. Giovedì il governatore Attilio Fontana ha detto: “Nonostante i numeri assoluti di ricoveri e contagiati aumentino, i dati mostrano una percentuale di crescita inferiore rispetto alla settimana precedente. Per esempio, la progressione dei contagi si è dimezzata passando da 59,2% a 27,4%”
La permanenza in zona bianca sarebbe, però, una questione di tempo. Secondo il matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le applicazioni del calcolo M. Picone del Cnr, “coi tassi di crescita medi correnti” nei prossimi giorni la regione dovrebbe oltrepassare sia la soglia del 10% per la terapia intensiva che quella del 15% per i reparti ordinari. In via precauzionale, la Regione ha già attivato alcuni moduli dell’ospedale in Fiera “per renderli operativi in 24/48 ore”. Lo ha fatto sapere Fontana
Per quanto riguarda il Centro Italia, sono osservate speciali le Marche. La Fondazione Gimbe ha rilevato nel suo ultimo report, pubblicato il 2 dicembre e riferito alla settimana dal 24 al 30 novembre, un incremento dei casi del 39% rispetto ai sette giorni precedenti in questa regione. L’incidenza è al 192,6 (dati Iss) e c’è un altro dato da zona gialla: l’occupazione nelle terapie intensive, salita al 10% (dati Agenas)
L’aumento dei contagi ha spinto il governatore Francesco Acquaroli a raccomandare l’uso della mascherina anche all’aperto in caso di assembramento. “Insieme al distanziamento, alla corretta igiene delle mani, al tracciamento e alla vaccinazione, ci permette di tenere sotto controllo la curva pandemica”, ha scritto in un post su Facebook. Non ha però imposto la misura con apposita ordinanza come hanno fatto alcuni sindaci
L’Ecdc indica che c’è un’alta circolazione del virus anche nella provincia autonoma di Trento, in Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania e Calabria: nella sua mappa sono tutte contrassegnate in rosso. Proprio la Calabria ha annunciato l’obbligo di mascherina anche all’aperto a partire da lunedì 6 dicembre per gli over 12. Per non farsi trovare impreparata qualora dovessero aumentare i pazienti in terapia intensiva, la stessa regione ha chiesto e ottenuto il supporto dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini di Catanzaro
“L’Università metterà a disposizione della Regione dai 9 ai 12 nuovi posti letto in terapia intensiva dedicati esclusivamente ai pazienti Covid”, ha annunciato su Facebook il governatore Roberto Occhiuto. “Si sommeranno alla dotazione attualmente disponibile in Calabria”, ha aggiunto
Secondo l’Iss, in Calabria c’è un rischio moderato così come in tutte le altre regioni. Fa eccezione solo l’Umbria, dove il rischio è classificato come basso. Qui l’incidenza settimanale è di 66,8 casi ogni 100mila abitanti, leggermente inferiore rispetto alla settimana precedente, quando era 68,6 (dati Iss)
Alla luce di questi dati, l’Iss raccomanda di rispettare rigorosamente tutte le misure anti-contagio, dal distanziamento all’uso delle mascherine. Sottolinea inoltre che “una più completa copertura vaccinale in tutte le fasce di età raccomandate e il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo rappresentano gli strumenti principali per prevenire significativi aumenti di casi clinicamente gravi di Covid-19 e favorire un rallentamento della velocità di circolazione del virus SARS-CoV-2”
“Nonostante un certo aumento nella circolazione – abbiamo questo Rt che ancora è al di sopra di 1, a 1.20 che indica ancora una tendenza alla crescita della trasmissione – abbiamo un aumento disproporzionale, inferiore rispetto a quello che si sarebbe verificato lo scorso anno, del numero di casi gravi e quindi di ricoveri in terapia intensiva che per fortuna sono ancora molto contenuti”, ha detto Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero della Salute. “Questo vuol dire che i vaccini funzionano”
Nella consueta conferenza stampa, Rezza ha parlato anche della variante Omicron dando qualche rassicurazione. “Per ora, a parte un piccolo focolaio, non sta circolando in Italia“, ha detto l’esperto. “Per monitorare attentamente l’andamento delle varianti, si riprenderanno comunque a fare le flash survey con l’Istituto superiore di sanità”. L’Iss ha fatto sapere che al momento i casi di variante Omicron in Italia sono 9: 7 del cluster relativo al paziente indice, una trovata in un paziente in provincia di Bolzano e una in un paziente in Veneto