Qualche giorno fa un’amica-paziente mi ha telefonato preoccupata perché aveva riscontrato dei valori di pressione arteriosa un poco elevati. Doveva partire per Siviglia e mi chiedeva cosa fare.
Cercai di tranquillizzarla dicendole che una pressione arteriosa un poco alta, soprattutto se motivata da uno stato di inquietudine, non doveva preoccuparla; quei valori avrebbero potuto creare problemi solo se fossero durati per molto tempo (parliamo di una persona che non ha patologie cardiovascolari).
Per rafforzare il messaggio sottolineai che la pressione arteriosa si modifica in numerose condizioni: durante le ore del giorno, della notte, con le stagioni, con le emozioni, con la fatica fisica, con lo stress, per cui non è raccomandabile modificare subito la terapia per un rialzo che probabilmente è momentaneo. Alla fine, sentendola ancora preoccupata, acconsentii che assumesse poche gocce di un vasodilatatore.
Scherzando aggiunsi: Se vuole mi prendo la sua pressione alta, ma anche il viaggio che sta per intraprendere”. Lei rispose sempre scherzando “accetto”.
Ovviamente Lei è partita e io sono rimasto a casa.
La sera successiva su whatsApp mi ha scritto: “Io mi tengo la pressione alta, a lei regalo Siviglia”. Il regalo era una splendida foto catturata a “Piazza di Spagna”.
Le ho risposto: “Così non vale… comunque buon viaggio”
Posato il cellulare con la mente andai ai miei viaggi nella penisola Iberica e alle volte volte che avevo visitato l’Alcazar e alla sua bellezza infinita. Un ambiente, patrimonio dell’Umanità, capace di trasportarti in mille epoche diverse. Per lunghi anni centro di potere di civiltà, culture e dinastie diverse: dagli Almohadi ai re cristiani. È uno dei complessi monumentali più spettacolari al mondo, massima espressione, insieme all’Alhambra di Granada, del genio architettonico arabo.
Mi rividi a passeggiare nei bellissimi giardini dell’Alcázar, disposti su terrazzamenti verdeggianti, tra una moltitudine di aranci (il cui frutto è utilizzato per produrre il Cointreau) e palme, fontane e gazebi. Inspirai profondamente cercando di sentire il profumo del liquore spagnolo.
Poi, con la solita associazione di idee, capace di trasportarti in tutt’altra direzione, mi venne in mente un poeta di quella terra: Antonio Machado. Nato nel 1875 a Siviglia, nel Casco Antiguo, nel bel palazzo di “Las Dueñas”, Machado trascorse nella città andalusa solo gli anni dell’infanzia. A otto anni si trasferì, insieme alla sua famiglia, a Madrid. Mi sforzai a riportare alla mente alcuni dei suoi versi:
“Tu che sei in viaggio, / sono le tue orme /la strada, nient’altro; / Tu che sei in viaggio, / non sei su una strada, / la strada la fai tu andando. / Mentre vai si fa la strada / e girandoti indietro / vedrai il sentiero che mai più calpesterai. / Tu che sei in viaggio, / non hai una strada, / ma solo scie…”
La voglia di viaggiare mi ha trattenuto a Siviglia e a gironzolare con i ricordi per le vie della città. Sono entrato nel palazzo “Las Dueñas”, con gli esuberanti patii e giardini, caratterizzati da una florida e fitta vegetazione e dalla presenza di oltre 7000 tipi di piante; poi eccomi in Avenida de la Constitución ad apprezzare la magnifica Cattedrale, e la sua splendida torre campanaria, la Giralda. Entrato in chiesa mi fermo a lungo davanti alla tomba di Cristoforo Colombo.
All’uscita ammiro l’Archivo de Indias, esempio di architettura rinascimentale spagnola ispirata al modello italiano, che raccoglie i documenti illustrativi sulla storia dell’Impero spagnolo nelle Americhe e nelle Filippine. Edificio e documenti sono stati ammessi dall’UNESCO nel 1987 nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità.
Successivamente mi ritrovo a gustare paella e sangria in un ristorante del Barrio di Santa Cruz, mentre all’angolo della piazza un uomo seduto a terra, suona il flamenco con una chitarra. Girando e rigirando per le vie della città eccomi ad ammirare il tramonto sul Guadalquivir.
Mentre il cielo si tinge di giallo ed infinite sfumature di rosso, osservo il fluire delle acque e continuo a lasciarmi trascinare dai ricordi, dalla bellezza dei viaggi, immaginando luoghi inesplorati alla ricerca di emozioni. Infine mi ritornarono alla mente altri versi di Machado:
“Nuda è la terra, e l’anima ulula contro il pallido orizzonte come lupa famelica. / Che cerchi, poeta, nel tramonto?
di Vincenzo Capuano