I locali da ballo sono quelli rimasti chiusi più a lungo durante la pandemia e la nuova chiusura decisa dal Consiglio dei ministri fino al 31 gennaio per arginare la quarta ondata è stata, dunque, accolta dagli operatori del settore con sdegno. “Il settore dell’intrattenimento muore con questa decisione“, ribadisce il presidente del Silb Emilia-Romagna Gianni Indino, per il quale con questa stretta “cala la mannaia su un settore già di per sé messo alle corde”.
“Sicuramente era un provvedimento che in qualche modo era nell’aria – prosegue Indino, – ma non ce lo aspettavamo così netto e deciso”. Per molti locali sarà difficile poter pensare di riaprire dopo lo stop forzato. “Dopo un primo momento di sconforto, oggi la rassegnazione ha preso il posto della rabbia, perché siamo veramente delusi dal comportamento del governo”, conclude il presidente del Silb Emilia-Romagna.
“Quattrocentomila lavoratori tra pochi giorni saranno di nuovo nell’oblio, senza sostegno”, aggiunge Paolo Peroli, portavoce del Comitato Territoriale Esercenti, associazione che riunisce buona parte dei locali da ballo milanesi.
“Abbiamo seguito ogni direttiva e ogni protocollo verificando i Green pass e monitorando il personale, abbiamo reso le sale da ballo luoghi sicuri e Covid free, abbiamo reimpostato il nostro modo di lavorare per salvare le nostre aziende e il futuro delle nostre famiglie tutelando prima la sicurezza e la salute della clientela ed ora il governo ci chiude”, continua Peroli.
“La normativa, tra l’altro, non è chiara e crea continue discriminazioni nei confronti del nostro settore, senza nemmeno spendere una parola sui ristori – conclude il leader del Comitato -: la serata di Capodanno fornisce alle nostre attività il 15% del fatturato annuo, senza parlare poi delle discoteche site nei luoghi di montagna, nelle quali la sera del 31 influisce quasi fino al 50%. Sarebbe congruo restituire alle attività il 100% dell’incasso del mese di gennaio”.