Dall’analisi emerge altresì il raddoppio delle presenze a tavola, con 7 persone in media contro le meno di 4 dello scorso anno, mentre sono 3,5 milioni gli italiani che sono tornati a festeggiare in ristoranti, agriturismi e pizzerie, pure grazie all’introduzione del green pass rafforzato.
Secondo la nota organizzazione, la tendenza della stragrande maggioranza dei cittadini è stata comunque quella di restare a casa e cucinare, per la famiglia o per gli amici e parenti più stretti con una media di 2,9 ore trascorse ai fornelli.
Se nel menu della vigilia è stato servito soprattutto il pesce presente in 7 tavole su 10 (71%), a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche e i dolci fatti in casa.
Per otto italiani su dieci (84%) lo spumante si conferma quale immancabile prodotto, mentre il panettone con il 77% batte di misura nelle preferenze il pandoro fermo al 69%, ma entrambi consumati spesso in abbinamento a dolci locali che, in quasi la metà delle famiglie (47%), sono fatti in casa.
È indubbio che nei giorni appena trascorsi il piacere dello stare insieme sia stato fortemente condizionato dalla apprensione, neppure tanto latente, che ciascuno di noi ha serbato per la progressiva impennata dei contagi. Per quanto possiamo essere stati nella gran parte accorti e cauti, il virus ha proseguito nel suo prepotente incedere, per fortuna arginato, almeno negli effetti più deleteri, dal vaccino e più ancora dalla terza dose.
Tuttavia, è evidente che ancora non basti. Affiora il timore che, pure in prospettiva dei giorni a venire, il Governo o le Regioni possano riservarsi di adottare qualche ulteriore misura preventiva. La speranza è che, nonostante tutto, nessuno ceda alla stanchezza e deroghi al necessario senso di responsabilità, individuale e collettivo.
Tony Ardito