La butta lì De Luca – ricorda il Quotidiano Del Sud (articolo di Gianmaria Roberti) – . «Mi auguro – dice il governatore – che sia possibile nei prossimi giorni fare un ragionamento pacato e responsabile. Se il grosso del contagio riguarda oggi la fascia d’età 0- 16 anni, la fascia di età 5-11 anni, riteniamo che si possa procedere all’apertura dell’anno scolastico, il 10 gennaio, in condizioni di tranquillità sanitaria e psicologica per le famiglie?».
«So bene che è un tema delicatissimo – premette De Luca-. Abbiamo lavorato in questi mesi per non chiudere le scuole. Ma voi pensate che una mamma o un papà, se in una classe c’è un bambino positivo, anche se non c’è la didattica a distanza manderà a scuola il figlio?».
Quindi l’idea: «A me sembrerebbe più ragionevole utilizzare un mese di tempo per ampliare per quanto più possibile l’area di vaccinazione per i bambini più piccoli. Per arrivare a fine gennaio e riaprire le scuole in condizioni di maggiore sicurezza». Alla parola chiusura, però, scatta la mobilitazione.
«Non si può, nella maniera più assoluta – afferma Palmira Pratillo, presidente dell’associazione Scuole Aperte Campania-, mettere in relazione la vaccinazione della fascia pediatrica 5-11 anni con la scuola in presenza, perché De Luca oltretutto parla in questo caso solo di scuole elementari.
Non vi è alcuna connessione tra le due cose, la scuola deve essere in presenza senza se e senza ma. Come è stato detto dal governo fin dall’inizio».
Altri rispolverano le recenti pronunce della giustizia amministrativa.
«Forse De Luca – dichiara l’avvocato Matteo Marchetti, vicesegretario nazionale del Codacons – non ha letto bene la sentenza del Tar Campania che già si è pronunciato sulle sue ordinanze illegittime sulla chiusura delle scuole. Possibile che nessuno gliela ha spiegata?».
Teresa Vicidomini, dei Cobas Scuola di Salerno, promette: «Noi ci mobiliteremo se il governatore pensa di fare questo, perché è una cosa fuori dal mondo»