Al momento, i governatori starebbero pensando di adottare meccanismi differenziati a seconda dell’età. In una bozza non definitiva, si legge che una quarantena di sette giorni dovrebber scattare nelle scuole di infanzia con un solo caso di contagio Covid. Una misura dovuta al fatto che in questa fascia non c’è copertura vaccinale e non è possibile applicare le misure di prevenzione. Il rientro in classe avverrebbe dopo aver effettuato un test antigenico o molecolare, al decimo giorno e con esito negativo
La stessa bozza prevede che alle elementari e in prima media, la quarantena scatti con due casi di contagio in classe. “Alla presenza di due o più casi si propone la quarantena di 7 giorni con test antigenico o molecolare effettuato tra il 5 e il 7 giorno”, si legge nella bozza. Alla presenza di un solo caso, invece, “i contatti restano in classe in autosorveglianza con raccomandazione di astenersi dalla frequentazione di ambienti differenti dalla scuola”
Nel documento si legge inoltre che “per i soggetti che si siano già sottoposti alla dose booster, o vaccinati con ciclo completo primario da meno di 120 giorni o guariti da meno di 120 giorni è prevista auto-sorveglianza e esecuzione test solo alla comparsa di sintomi”. Inoltre “resta ferma la possibilità dell’ASL di adottare ulteriori provvedimenti di sospensione della didattica in presenza nella singola scuola/istituto in funzione della specifica situazione e del numero di casi identificati in tale contesto”
La discussione non si limiterebbe al meccanismo delle quarantene. Nella bozza di un documento riportato da Agi, si legge: “Si ritiene utile sottolineare alcuni aspetti non direttamente legati alla gestione dei contatti: evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato, verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa, promuovere maggior utilizzo di Ffp2, avere attenzione a garantire una corretta aerazione delle aule”
Le regole sulla scuola sono già da giorni oggetto di discussione. Nella giornata di oggi, il tema è stato anche al centro di un incontro a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il commissario Francesco Paolo Figliuolo, il ministro della Salute Roberto Speranza e quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Durante il vertice, sarebbe stata ribadita l’importanza di preservare le lezioni in presenza mettendo in campo tutte le soluzioni adatte a gestire il picco della quarta ondata Covid atteso a gennaio
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (in foto) ha incontrato in giornata i sindacati scolastici per ragionare sulle possibili misure da mettere in campo. Bianchi ha ribadito anche in questa sede come la priorità sia quella di garantire lezioni a scuola “in presenza e in sicurezza”, rivedendo il numero di contagi che fa scattare la Dad per tutta la classe. Si dicono d’accordo i presidi, meno alcuni sindacati, tra cui l’Anief, secondo cui il ritorno in presenza “è folle”
In generale, non si dicono soddisfatte dell’incontro le sigle sindacali. “Nulla è stato detto in merito alle misure che saranno prese domani in Consiglio dei Ministri per il rientro a scuola il 10 gennaio”. Silenzio che i sindacati giudicano come “sgarbo istituzionale“. Così la Uil Scuola al termine dell’incontro che, tramite il suo segretario Pino Turi, ha detto che “nessun dato ufficiale è stato diffuso sui contagi a scuola e sul tracciamento. L’accordo firmato (su distanziamento, aereazione, tracciamento, presidi sanitari) è rimasto sostanzialmente inattuato”
Nelle ultime ore, si è fatto sentire anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “L’intenzione del governo è di riaprire le scuole, il 10 gennaio, e riaprirle favorendo il più possibile la didattica in presenza. Il fatto che il 74% dei ragazzi tra 12 e 19 anni si è vaccinato, ci mette di fronte e a un quadro migliore rispetto a qualche settimana fa”
“L’unica riflessione che resta aperta è sul meccanismo delle quarantene per cercare di limitare al minimo la didattica a distanza” – ha detto Costa – Ovviamente per i ragazzi tra i 6 e i 12 anni le percentuali sono più basse, attorno al 10%, perché la vaccinazione è partita da poche settimane”
Secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia, “ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini se i dati epidemiologici dovessero peggiorare”. Per evitare che questo accada, ha proposto il leghista, si potrebbe valutare l’introduzione dell’automonitoraggio a scuola. Il suggerimento è, più nel dettaglio, quello di consegnare a tutti gli studenti, una o due volte alla settimana, un kit per il test fai da te. “Così riusciremmo ad intercettare i positivi prima che il contagio dilaghi”, ha detto Zaia
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, invece ha anticipato che la sua amministrazione lavorerà alla ventilazione degli ambienti scolastici: una soluzione già sperimentata in alcuni Paesi UE, riferisce Ansa. “Cercheremo di fare la nostra parte, i ragazzi devono andare a scuola”, ha detto. Proprio a questo proposito, il Campidoglio e la Regione Lazio avrebbero chiesto un parere scientifico allo Spallanzani