Così tuona Beppe Grillo, dando fiato alla consistente componente grillina che si è schierata, ora apertamente ora più sotterraneamente, contro la campagna vaccinale. In sostanza, con queste parole il “cofondatore” del Movimento 5Stelle disfa la tela che faticosamente, sia pure tra qualche contraddizione, Governo e Regioni tentano di tessere, non tanto per contrastare la diffusione del contagio, quanto per evitare l’affollamento dei reparti di terapia intensiva degli ospedali.
E’ ben noto, infatti, che il diffondersi del contagio finirebbe per mettere in grave crisi le strutture ospedaliere, e che l’unico strumento ad oggi conosciuto ed attestato resta proprio il vaccino, che piaccia o no !
Orbene, se appare evidente che a fronte delle varianti, la campagna vaccinale può ritenersi in qualche modo non sufficiente, prospettandosi la necessità di ulteriori interventi di distanziamento e di protezione, è altrettanto vero che gli effetti del Covid-19 si presentano oggi sicuramente meno letali rispetto alla tragedia che il Paese ha conosciuto lo scorso anno, anche in occasione della c.d. seconda ondata.
Di fronte al gran numero di non vaccinati, la “spinta gentile” evocata da Grillo (il c.d. “nudge” anglosassone) mostra tutta la sua insufficienza. In questa situazione “lasciare decidere alle organizzazioni e/o alle comunità quali decisioni adottare”, finirebbe non solo per elidere il principio delle competenze previsto proprio dall’art. 32 Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”), ma soprattutto per introdurre il “caos delle scelte”, che finirebbe, nell’incertezza che ne deriverebbe, per essere il mezzo per la più rapida diffusione del contagio.
In tal senso, non mi pare che il modello cinese, evocato da Grillo, possa essere un utile riferimento, posto non solo che esso non è un esempio di trasparenza, ma che si presenta immediatamente contrario a quei principi di un ordinamento democratico e liberale, cui egli intende riferirsi (basti pensare agli arresti e finanche alle “strane” morti che hanno riguardato i pochi medici che hanno denunciato, in quel Paese, gli effetti e le conseguenze della pandemia).
Mi pare, allora, che l’unica soluzione possibile, al netto di quelle pure interessanti tesi che hanno denunciato gli effetti dell’emergenza sanitaria sul sistema democratico, sia di affidarsi agli esperti, a chi per conoscenza ed esperienza resta in grado di indicare possibili strade a fronte di un’evenienza così globale e nuova come la pandemia.
Giuseppe Fauceglia
Certamente il fatto che dopo due anni dall’inizio della pandemia non siamo riusciti a cavare il ragno dal buco e si continua a morire come mosche e contagiarsi come animali stupidi, denota che la supposta superiorità della mente umana è messa alle corde da un esserino classificato al confine tra mondo vivente e inanimato. Ma più che la scienza, che attraverso la creazione di un vaccino, è riuscita a creare un argine, la maggior difficoltà a bloccare la pandemia è data dalla cacofonia di pareri discordanti e dalla scarsissima unità di intenti che regola le relazioni umane e il dovere dello stato di fare scelte forti, anche limitative delle libertà del singolo, nell’esclusivo interesse della salute. Si amplifica l’egocentrismo di una parte a danno della maggioranza, che pur accetta questi sacrifici pur di eliminare il problema. Fa senso che tre semplici azioni da fare per bloccare un contagio, codificate da decenni nei dettami dell’igiene: lavare le mani e igienizzarle spesso, mantenere la distanza al disopra di un certo spazio, indossare una mascherina efficace a trattenere particelle virali, non sono state ancora capite, prima ancora che accettate o osservate. Eppure già da sole, senza essere immunizzati, sarebbero capaci di evitare la diffusione dei virus. Ciò che prevale al posto della prudenza è :” Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.