Tale norma prevede che tutte le regioni devono istituire, presso una sede di continuità assistenziale già esistente, una unità speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.
Si rammenta che funzione dell’Usca è quella di garantire: 1) l’esecuzione dei tamponi a domicilio; 2) l’utilizzo di strumenti innovativi per il monitoraggio dei casi sospetti in isolamento, dei pazienti sintomatici con indici respiratori non critici e dei soggetti dimessi dalle strutture ospedaliere.
A Salerno vi è una sola USCA per circa 130.000 abitanti (le Unità dovrebbero essere tre). L’USCA non riesce, evidentemente per l’esiguità del personale impiegato, a svolgere tempestivamente le funzioni per cui è stata costituita. Pazienti presumibilmente affetti da Covid aspettano, dunque, giorni per ricevere, se fortunati, il tampone a domicilio.
Chi si reca presso la struttura per ricevere il tampone e verificare se si è negativizzato attende, in taluni casi, oltre una settimana per conoscere l’esito dell’indagine (alcuni salernitani sono in attesa dal due gennaio!), essendo costretto evidentemente a protarre la condizione di isolamento per svariati giorni, anche se si è guariti in via definitiva.
Tali disfunzioni sono intollerabili e creano forti disagi ai pazienti e problemi e danni rilevanti anche in relazione all’attività lavorativa svolta che risulta, nella migliore delle ipotesi rallentata, oltre che disfunzioni anche a scuole ed uffici pubblici per il ritardato rientro del personale guarito. Il Sindaco di Salerno ha il dovere di intervenire immediatamente e di chiedere all’Amministrazione regionale maggiore efficienza ed il rispetto delle norme.
Il Governatore, piuttosto che cimentarsi in iniziative esclusivamente mediatiche più tese a mascherare le proprie incapacità che a rispondere all’interesse della comunità, assumendo in taluni casi anche decisioni che sono di competenza di altre Istituzioni, si occupi al meglio di tutelare la salute dei campani, messa a rischio da una gestione a dir poco dilettantesca di un governo regionale che ha perfino interrotto, unica in Italia, l’assistenza sanitaria ordinaria.