Novak Djokovic non giocherà gli Australian Open, lo Slam al via domani che ha vinto 9 volte in carriera, e ha lafsciato Melbourne alle 12.30 con un volo Emirates per Dubai. Finisce così la telenovela tra il campione serbo di tennis e il governo australiano. L’appello ha dato ragione al governo, che lo ritiene un pericolo pubblico per le sue posizioni no-vax, un rischio per la collettività.
Questa la sentenza dei tre giudici che, all’unanimità, hanno deciso contro il numero uno del ranking mondiale e a favore del provvedimento del ministro dell’Immigrazione Hawke che gli aveva di nuovo revocato il visto. Djokovic non potrà tornare in Australia per i prossimi tre anni se non per motivi impellenti e dovrà anche pagare tutte le spese legali. “Il tentativo di assassinare il miglior sportivo del mondo è finito, 50 proiettili nel petto di Novak” ha scritto sui social Srdjan Djokovic, padre di Nole.
“Sono deluso dalla sentenza”
“Vorrei fare una breve dichiarazione per commentare gli esiti dell’udienza di oggi in tribunale” le prime parole del 34enne serbo. “Ora mi prenderò del tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti oltre questo. Sono estremamente deluso dalla sentenza. Non posso restare in Australia e partecipare agli Australian Open: rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese.
Mi dispiace che l’attenzione delle ultime settimane sia stata su di me e spero che ora ci si possa concentrare tutti sul gioco e sul torneo che amo. Vorrei augurare ai giocatori, ai funzionari del torneo, allo staff, ai volontari e ai fan tutto il meglio per questa edizione. Infine, vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia squadra, i tifosi e i miei compagni serbi per il continuo supporto. Siete stati tutti una grande fonte di forza per me”.
Per l’Atp, l’associazione che riunisce i giocatori professionisti del tennis maschile, quanto successo “è la conclusione di una serie di eventi profondamente deplorevoli. Novak è uno dei più grandi campioni del nostro sport e la sua assenza dagli Australian Open è una sconfitta per il gioco. Sappiamo quanto siano stati turbolenti gli ultimi giorni per lui e quanto volesse difendere il suo titolo a Melbourne. Gli auguriamo ogni bene e non vediamo l’ora di rivederlo presto in campo”. Ma l’Atp “continua a raccomandare vivamente la vaccinazione a tutti i giocatori”.
In tabellone entra Caruso
È una sentenza significativa con ramificazioni internazionali e implicazioni politiche interne, quello del tribunale della Corte Federale che ha deciso di confermare il provvedimento del ministro dell’Immigrazione. Le motivazioni dovrebbero essere rese pubbliche lunedì. Il presidente della Corte, il giudice Allsop, aveva voluto anche chiarire che l’appello non era un ricorso nel merito, contro la decisione del governo: si trattava di stabilire la legittimità e legalità di quel provvedimento.
In teoria anche questa sentenza avrebbe potuto essere impugnata davanti all’Alta Corte australiana, ma non c’era alcuna possibilità che il caso venisse preso in esame prima di lunedì, momento in cui Djokovic avrebbe dovuto esordire nello Slam di Melbourne. Anche per questo il team legale del serbo ha fatto sapere di rinunciare a ulteriori azioni legali e che, dunque, gli Australian Open cominceranno senza di lui. Ne beneficerà un italiano, Salvatore Caruso, che entra in tabellone. “Mi dispiace per Djokovic, so di essere il lucky loser più famoso al mondo” ha detto il siciliano.
Le accuse tra governi
Prima che comincino le analisi finali, sono palesi le discrepanze tra Tennis Australia e il governo del Paese, che a monte hanno generato il caso e la confusione dei giorni successivi.
“Accolgo con favore la decisione di mantenere chiusi i nostri confini, ora è il momento di andare avanti con gli Australian Open – ha commentato il premier australiano Scott Morrison – Gli australiani hanno fatto tanti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato degli stessi siano protetti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke: “Accolgo la decisione unanime della Corte federale, che conferma la mia decisione di esercitare il mio potere di annullare il visto di Novak Djokovic nell’interesse pubblico.
Le forti politiche di protezione dei confini australiani ci hanno tenuti al sicuro durante la pandemia, determinando uno dei tassi di mortalità più bassi, la più forte ripresa economica e i tassi di vaccinazione più alti al mondo. Gli australiani hanno fatto grandi sacrifici per arrivare a questo punto e il governo Morrison è fermamente impegnato nel proteggere questa posizione, come si aspetta il popolo australiano”.
Dalla Serbia arrivano le parole del presidente Aleksandar Vucic: “Ho parlato con Nole, gli ho detto che non vedo l’ora che torni in Serbia, nel suo Paese, dove è sempre il benvenuto. Quelli che pensano di aver affermato dei principi hanno dimostrato di non averli. Hanno maltrattato il miglior tennista del mondo per 11 giorni, e all’undicesimo giorno hanno preso la decisione del primo”.
Fonte: Repubblica
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