Sono gli effetti del terrorismo psicologico alimentato dai media, delle assurde regole su green pass, conteggio dei casi, quarantene, autosorveglianze. Tutti strumenti pensati e pubblicizzati come garanzie di libertà, cioè come supporti indispensabili per tornare alla normalità, ma in realtà rivelatisi i killer di ogni forma di ripartenza.
La psicosi del contatto fisico, l’ossessione dei tamponi e gli altri allarmi diffusi dalle istituzioni e dai mezzi di informazione stanno frenando ogni slancio e la situazione socio-economica rischia davvero di precipitare, al di là dei proclami di facciata sul Pil in crescita. Siamo a un lock-down di fatto, come denunciano Confesercenti e le altre associazioni di categoria di commercianti, imprenditori, operatori turistici e liberi professionisti.
La gente si auto-impone di rimanere a casa perché teme di prendere il Covid. Preferisce rinunciare a qualsiasi forma di mobilità e socialità ritenuta non indispensabile, anche perché teme per la sua salute ma anche per il calvario burocratico che scatta inevitabilmente dopo un tampone positivo: sospensione del green pass, quarantena, isolamento, disagi di ogni tipo e attese snervanti per riattivare il green pass dopo il tampone negativo.
Impensabile, in queste condizioni, con milioni di italiani bloccati in casa per un raffreddore, che l’economia e la società ripartano. Occorre cambiare le regole e occorre farlo in fretta, prima che la barca Italia affondi. La quarta ondata ha stroncato la voglia di fare acquisti. Perfino i saldi si stanno rivelando un flop.
Magazzini pieni di merce invenduta, negozi chiusi anche per mancanza di personale, licenziato o a casa perché positivo al Covid. Molte aziende sono tornate massicciamente allo smart working; fiere, congressi, concorsi, corsi di formazione, eventi sono stati annullati almeno fino a marzo. Tutto l’indotto ne risente, dalle pause pranzo ai pernottamenti alberghieri.
Nel frattempo l’inflazione rialza la testa, i costi delle materie prime si moltiplicano, anche a causa del caro bollette e dei rincari stratosferici di luce e gas. Stangate insostenibili per le tasche delle imprese e delle famiglie italiane, alle prese con nuove emergenze, non ultima quella della salute mentale, che assorbe risorse finanziarie e destabilizza il clima famigliare, soprattutto quando si è costretti a condividere per lunghi periodi spazi angusti.
La beffa per le imprese è che in molti casi non arriveranno neppure ristori e moratorie fiscali e creditizie perché formalmente i negozi possono stare aperti e dunque non hanno diritto alle somme normalmente erogate per le chiusure forzate. La politica è sempre più lontana dai bisogni reali della gente. I giochi di palazzo per il Quirinale sono l’emblema di uno scollamento crescente tra le reali emergenze quotidiane e l’insensibilità di chi gestisce la cosa pubblica.
Senza una sterzata gestionale e senza un cambio di approccio al Covid non ci potrà essere alcuna ripresa, anzi cresceranno povertà e divisioni sociali. L’auspicio è che qualcuno se ne accorga in tempo.