“Siamo impegnati in una delle rivoluzioni sociali più complesse degli ultimi decenni, la pandemia ha modificato percezioni personali e compromesso le relazioni” continua Gesualdo. “Il disagio mentale è sottile e sotterraneo, non possiamo aspettare che si manifesti nelle sue patologie più estreme e si cronicizzi. Dobbiamo capillarizzare i servizi sul territo-rio e costruire una rete di assistenza che dia garanzia al cittadino di avere un benessere psicologico e relazionale”.
Le difficoltà maggiori le hanno avvertite i più giovani, la cui quotidianità scolastica ed extrascolastica, in una fase della vita di costruzione della persona è stata interrotta. “Bambini e adolescenti hanno risentito in primo luogo del colpo del lockdown” conclude Gesualdo. “Il gruppo è l’elemento centrale della loro crescita e fornisce la certificazione dell’identità. Mancando il gruppo preadolescenti e adolescenti si sono ritrovati soli. Sono aumentati, conseguentemente, gli episodi di aggressività. È una reazione che dobbiamo saper leggere ed affrontare. A loro e a tutti coloro i quali stanno avvertendo malessere psicologico dobbiamo il nostro impegno nel creare opportunità di approccio all’ascolto e alla cura, seguiti da un professionista”.