Cara Signora Angela,
ora che non è più Cancelliera federale posso permettermi un tono confidenziale. So che ai Suoi colleghi romani ha chiesto informazioni sullo stato sanitario dell’Isola, posso assicurare che stiamo facendo progressi per riaverLa presto fra noi.
Le Sue visite erano la gioia degli abitanti e la dannazione dei cronisti. Lei rifiutava qualsiasi privilegio che non fosse quello della calorosa accoglienza.
Qualcuno a Napoli ancora ricorda che i passeggeri La sorpresero in fila al Molo per comprare il biglietto dell’aliscafo. Altri, in posizione meno profilata della Sua, avrebbero preteso l’elicottero o il battello riservato.
Avvertiamo la Sua mancanza qui e in Europa. La crisi con la Russia non sarebbe arrivata al punto delle minacce militari se Lei ancora si muovesse fra Berlino e Bruxelles. Il Suo successore, persona certamente degna, è in attesa di ingranare la marcia giusta. E così la Ministra degli Esteri.
Un tempo l’Auswaertiges Amt era affidato a Joschka Fischer e Frank-Walter Steinmeier. Per non dire del compianto Hans-Dietrich Genscher. Per ragioni che risultano comprensibili solo in omaggio al politicamente corretto di “avanti i giovani e le donne”, ora le diplomazie sono dirette da titolari ai primi passi ministeriali. Il Suo primo incarico, e con il Cancelliere Helmut Kohl, fu alla Gioventù. Una palestra per prepararsi alla Cancelleria.
Noi che abbiamo scelto la continuità ai vertici stiamo imparando il valore della sapienza. Siamo meno svagati. Oserei dire quasi tedeschi, nel senso buono. Ed infatti vi accingete a confermare Steinmeier alla Presidenza della Repubblica federale, con il voto anche della CDU, il Suo partito.
L’esperienza in campo internazionale significa molto. Bisogna affrontare la “prova Lavrov”, il confronto con il Ministro degli Esteri di Russia, lui sì un conoscitore delle cose del mondo. Pare che volesse ritirarsi per motivi di età e che il Presidente lo abbia trattenuto d’autorità. E d’altronde è difficile dire no a Vladimir Putin.
A proposito di Putin. Lei aveva con il Presidente russo una vecchia consuetudine. Condividevate il sostrato culturale. Lui aveva prestato servizio come agente all’Ambasciata sovietica a Bonn, Lei aveva studiato il russo nelle scuole della Germania orientale.
Se Lei fosse ancora in servizio, ingaggerebbe con Putin quelle lunghe ed estenuanti trattative tipiche di Bruxelles. Riunirsi per decidere di riunirsi di nuovo. Nell’arte del rinvio Lei era maestra insuperabile. I partner si stancavano nell’attesa, finché Lei consentiva al Presidente francese di turno di sollecitare la soluzione. Vantaggiosa per la Germania e, per traslato, per l’Europa.
Quante volte ha respinto le richieste americane di sospendere il gasdotto North Stream 2. Si doveva notificare ai Russi che del loro gas possiamo fare a meno. Certamente gli Americani che estraggono il loro a prezzi più alti e vogliono collocarlo sui mercati, non gli Europei che si approvvigionano in Russia del 40% del fabbisogno.
Il gas del Qatar arriverebbe con le navi cisterne ad un prezzo più alto. È liquido e andrebbe rigassificato. In Italia scarseggiamo di impianti idonei, per certe vertenze regionali. Ed infatti Putin, che conosce le statistiche, ha dichiarato ai nostri imprenditori che ci vende il gas a prezzi vantaggiosi, così incrementando l’interscambio con reciproco beneficio.
Ora che Suo marito ha un incarico all’Università di Torino, contiamo di averLa spesso fra noi. Più ancora auspichiamo che vada a Bruxelles a presiedere il Consiglio europeo. Il primo mandato di Charles Michel sta per scadere, basterebbe non rinnovarlo.
A Lei certo non accadrebbe il caso della sedia negata a Ursula von der Leyen a Ankara. Ci provasse, Erdogan, a rifiutarLe il posto in prima fila. Lei si siederebbe sulla poltrona centrale lasciando agli uomini il divano laterale.
L’Unione ha bisogno di mano ferma per irradiare tranquillità. Uniti, abbiamo qualcosa da dire sulla scena internazionale.
Con deferente saluto.
Il Suo nostalgico ammiratore
di Cosimo Risi