C’è dunque un segnale di ripresa, dopo la frenata registrata nel 2020, quando l’impatto della prima ondata della pandemia da Covid aveva portato ad un calo complessivo del 10%.
Lo scorso anno, invece, la Rete trapianti è riuscita a recuperare del tutto il gap, facendo registrare un +12,1% sul fronte delle donazioni di organi e un +9,9% su quello dei trapianti.
Il 2021, segnala ancora il Cnt, è stato quindi un anno di graduale ripresa dell’attività clinica, ma di quella legata alla cultura della donazione. Infatti, nel corso dell’ultimo anno, sono state recepite 3.201.540 dichiarazioni di volontà, di cui 2.204.318 consensi alla donazione (68,8%) e 997.222 opposizioni (31,2%).
Si tratta della percentuale di “sì” più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione dell’opinione dei cittadini over 18 sul tema avviene in prevalenza attraverso l’anagrafe comunale, quando si rinnova la carta d’identità.
Come si legge attraverso il sito del Ministero della Salute, questi dati sono stati accolti con entusiasmo anche dal ministro Roberto Speranza.
“Gli ultimi dati sono un’ulteriore conferma della straordinaria capacità di reazione che il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato in questi due anni di pandemia”, ha detto.
“Dobbiamo continuare a investire su un’eccellenza come la rete trapiantologica, sia sul fronte organizzativo che in termini di promozione dell’informazione, per convincere sempre più cittadini a dire sì alla donazione”.
Secondo il direttore del Cnt, Massimo Cardillo, il fatto di aver recuperato in un solo anno il gap accumulato all’inizio della pandemia rappresenta “un grande risultato il cui merito va all’intera rete trapiantologica che ha dimostrato di essere solida e resiliente, dal Nord al Sud del Paese.
Ora dobbiamo cogliere le opportunità che arriveranno dal Recovery Fund e dal Pnrr per offrire una presa in carico ancora più capillare”.
Entrando nel dettaglio dal report, un dato incoraggiante è quello relativo al prelievo di organi. Infatti, nonostante le terapie intensive siano state spesso sotto pressione a causa del Covid, i prelievi sono tornati sopra quota 1.700, proprio come prima della pandemia.
Nel complesso, le donazioni nel 2021 sono state 1.725 contro le 1.539 del 2020 (pari ad un +12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). Analizzando globalmente, poi, il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti, anche in questo caso un dato che supera quello del 2020 (quando erano 20,5) ma anche del 2019 (22,8).
Le Regioni italiane con il maggior numero di donazioni in rapporto alla popolazione sono state Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia-Romagna, con un tasso rispettivamente pari 64, 47,7 e 37,4 per milione. Restano indietro, invece, le Regioni del Centro-Sud seppur tutte in recupero. Tra queste, segnalati in particolare i dati della Basilicata (che sale da 5,3 a 18,1), dell’Abruzzo (+8,6) e di Puglia e Sicilia (+5,4).
Considerando, infine, i trapianti sono stati 3.778 quelli eseguiti nel nostro Paese nel 2021, ben 341 in più rispetto al 2020, con un aumento pari al 9,9%.
Come segnalato dagli esperti, si è trattato del terzo miglior risultato di sempre per l’Italia. Tra questi, 3.416 interventi sono stati effettuati grazie agli organi di donatori deceduti (+9%).
Nello specifico, l’aumento più importante si è verificato per i trapianti di fegato (1.376, +14,5%), oltre che tra quelli di pancreas, passati dai 41 del 2020 ai 55 dello scorso anno. Altri dati positivi sono stati quelli che hanno attestato un incremento del 7,6% per i trapianti di rene, ancora quelli più numerosi (2.051, più del 50% del totale), oltre che quelli di cuore (251, +5,5%).
Nessuna variazione per il trapianto di polmone, sono stati 115 gli interventi eseguiti nel 2021, lo stesso numero dell’anno precedente. A livello regionale, considerando i trapianti, il traino è stato quello della Lombardia (686 interventi), seguita da Veneto (523) ed Emilia-Romagna (486), quest’ultima con la crescita maggiore dei volumi di intervento, pari ad un +24,3% rispetto al 2020. Considerando i soli trapianti da vivente, primo posto in Italia per il Veneto (76), davanti ad Emilia-Romagna (64) e Lazio (46).