Sono le più brave, hanno i voti migliori, finiscono il corso di studi prima, scegliendo anche strade diverse da quelle tracciate dalla famiglia di origine, ma poi arrivate al mondo del lavoro si scontrano con la dura realtà. I traguardi raggiunti nelle aule contano meno e i ruoli si rovesciano. A sottolineare ancora una volta il divario di genere – come riporta il sito web tg24.sky.it – è l’ultimo rapporto realizzato dal consorzio universitario AlmaLaurea, che confronta i percorsi di studio e professionali di laureati e laureate.
Il voto medio del diploma per le studentesse è di 82,5/100 a fronte di 80,2/100 dei loro coetanei. Concludono i percorsi accademici presto e bene, meglio di quanto abbiano fatto i loro colleghi, si laurea in corso il 60% delle donne contro il 55% degli uomini
Con la laurea sotto il braccio, intraprendenti verso nuove sfide, le giovani italiane fanno i conti ben presto con la strada in salita che le attende alla soglia del mercato del lavoro. La differenza occupazionale e salariale tra uomini e donne è oramai affare noto. A cinque anni dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione femminile è all’86% rispetto al 92,4% degli uomini. Ma il vero divario è in busta paga, gli uomini incassano stipendi più alti del 20%: in media 1.651 euro al mese contro 1.374.
La differenza salariale è una stupidaggine, a parità di livello, per legge, non può esserci differenza.
Se questa differenza esiste allora va denunciata agli organi competenti.