Prima del fischio d’inizio di Venezia-Napoli, c’è stato un sentito omaggio a Maurizio Zamparini, scomparso il primo febbraio. Quindici anni alla presidenza del Venezia, il noto imprenditore è stato ricordato con un minuto di silenzio prima del match a cui ha partecipato anche Luciano Spalletti, che all’inizio della sua carriera ha allenato proprio il Venezia di Zamparini nel 1999-2000.
Mentre la gran parte dello stadio Penzo si è unito con rispetto al toccante momento, la curva del Venezia si è addirittura girata spalle al campo. Un gesto molto eloquente che si aggiunge ai cori indirizzati ai tifosi ospiti. Subito prima dell’inizio della partita, alcuni vergognosi insulti territoriali si sono levati dal settore caldo dei sostenitori veneziani all’indirizzo dei tifosi del Napoli. Nel silenzio dello stadio, le telecamere tv hanno fatto ascoltare con chiarezza i cori “Vesuvio lavali col fuoco” e “Ci vuole acqua e sapone”.
Una storia amara, lontana nel tempo ma che oggi è tornata prepotente sul campo di Venezia. Prima della partita contro il Napoli, gli ultras della curva del Venezia si sono voltati spalle al campo, per la scelta della società lagunare di giocare la partita con il Napoli con il lutto al braccio, in memoria dell’ex presidente Maurizio Zamparini, di recente scomparso. L’uomo che portò in serie A il Calcio Venezia dopo decenni ha sempre sofferto un rapporto di amore/odio con il pubblico lagunare.
I MOTIVI
Una storia amara, lontana nel tempo ma che oggi è tornata prepotente sul campo di Venezia. Prima della partita contro il Napoli, gli ultras della curva del Venezia si sono voltati spalle al campo, per la scelta della società lagunare di giocare la partita con il Napoli con il lutto al braccio, in memoria dell’ex presidente Maurizio Zamparini, di recente scomparso.
L’uomo che portò in serie A il Calcio Venezia dopo decenni ha sempre sofferto un rapporto di amore/odio con il pubblico lagunare. A far discutere la città sono state soprattutto la fusione tra Venezia e Mestre, oltre che quello che i tifosi veneziani chiamarono «sacco di Pergine», nel luglio del 2002, quando da neopresidente del Palermo portò via 12 giocatori dal ritiro lagunare per tesserarli con i rosanero da un giorno all’altro. Fu di fatto il via alla decadenza dei lagunari, fino ai giorni d’oggi.