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La bolletta energetica ed i “giochi di guerra”

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Gli Stati Uniti viaggiano con l’inflazione al 7,5%, la più alta degli ultimi anni. La FED reagisce con l’aumento del tasso d’interesse di riferimento. L’Unione ha l’inflazione attorno al 5%, la BCE esita ad un passo analogo, decide comunque di sospendere al 31 marzo il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), l’acquisto di titoli di stato per sostenere l’economia in crisi da pandemia. L’inflazione europea ha cause prevalentemente esogene.

Scrive l’economista Michele Bagella (Fronte dell’inflazione: BCE e Commissione UE in trincea, Agenda geopolitica, gennaio 2022): [L’Europa] “dipende molto di più dalle importazioni, specie di gas, che la Russia usa per ottenere vantaggi politici nello scacchiere internazionale.

Questo tipo d’inflazione dal lato dell’offerta è molto più insidioso di quello dal lato della domanda, per via del fatto che le restrizioni monetarie rischiano certamente di creare il rallentamento della ripresa, ma non di non essere efficaci sull’aumento dei prezzi. Si tratta di un tipo d’inflazione, definita “cattiva”, per contrapporla a quella “buona”, che ha consentito ai mercati, ma soprattutto alla produzione/occupazione delle economie euro di crescere senza particolari allarmi nel 2021”.

Nubi tempestose si addensano sul fronte orientale fra Russia e Ucraina. Altre offuscano il Mediterraneo meridionale. Sta per scattare il garbuglio del gas. Le sanzioni alla Russia in caso di aggressione all’Ucraina indurranno probabilmente i Russi a limitare se non interrompere le forniture di gas. La Libia, altro importante fornitore, vive l’ennesima crisi da instabilità istituzionale.

Tramontata la speranza di libere elezioni a fine 2021, il Governo Dbeibah è messo in discussione dal balletto di alleanze e contrapposizioni fra tribù e milizie. Il  voto del Parlamento, scaduto da anni e tuttora funzionante, incarica Fathi Bashagha, già Ministro dell’Interno in un precedente esecutivo, a formare un nuovo Governo. Abdul Dbeibah, ancora forte del sostegno internazionale, tiene duro e resta al suo posto.

E così Tripoli, invece di un esecutivo autorevole, ne ha due dimezzati. Di elezioni manco a parlarne. Gli agenti del caos riescono nel tenere la Libia perennemente instabile: nella confusione è il loro tornaconto.

La Turchia è ormai presente nel paese maghrebino, si muove anche sul fronte orientale da possibile mediatrice fra Mosca e Kiev.  Ankara pratica la politica dei due forni, così cara alla pubblicistica italiana d’annata. E’ membro NATO, acquirente di armi russe, vicina all’Ucraina per il mare comune.

La pressione russa ha già ottenuto un risultato: di portare il tema della sicurezza in cima all’agenda internazionale e mettere sotto silenzio quello dei diritti umani. La Polonia, già in stato di accusa con l’Ungheria per una certa disinvoltura in materia, è  centrale nella strategia NATO, il Presidente Andrzej Duda partecipa vistosamente ai vertici con i leader europei.

I dignitari che si susseguono a Mosca non parlano dei dissidenti. Ci prova la Segretaria britannica agli Esteri. E male le incoglie. Il veterano Sergey Lavrov le rimprovera di ignorare la storia e persino la geografia. Liz Truss aveva dichiarato che Londra avrebbe rafforzato il dispositivo orientale via Mar Nero. Neppure lei ha superato la temibile “prova Lavrov”.

L’Italia ha felicemente superato la “prova Quirinale”, può concentrarsi sul rincaro  della bolletta energetica e scoprire che ha cause, appunto, esogene. Le imprese e le famiglie scelgono la facile via di chiedere ristori al Governo. Questi arriveranno e aggraveranno il nostro debito, già smisurato. La soluzione radicale è nell’orientare la politica estera ed energetica in maniera incisiva.

di Cosimo Risi

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