Fimmg: bene ricordo, ora ascoltare medici di famiglia

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In occasione della seconda Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, che si celebra a due anni dal primo caso accertato di Covid in Italia, la Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale, “vuole ricordare ancora una volta i 370 medici, in maggior parte medici di famiglia, e tutti gli operatori della salute deceduti a causa del virus.

Due giorni fa il Governo, nel dare ristoro alle famiglie delle vittime, ha dato prova di una sensibilità che ora dovrà rivolgersi con pari determinazione, intesa come l’atto concreto che consegue al dialogo e alla concertazione, alle politiche di riforma che i cittadini meritano, attraverso la valorizzazione del Servizio Sanitario Nazionale e in particolar modo del suo personale a cui è dedicata la giornata del 20 febbraio”.

Da due anni di pandemia, sottolinea la Fimmg, “la categoria dei Medici di Medicina Generale esce stanca, talvolta maltrattata da qualche opinionista in cattiva fede, ma
non sconfitta e crede ancora alla possibilità di recuperare il dialogo con tutte le istituzioni, dal Ministero alle Regioni.

Dialogo che per FIMMG deve condurre a politiche di vantaggio per i nostri assistiti attraverso azioni di apertura e non di
chiusura o addirittura di scioperi minacciati durante la firma di un Accordo.

E’ infatti ripartita e confidiamo che prosegua una stagione di rinnovamento contrattuale che nell’ottica delle parole chiave della fiduciarietà, della prossimità e della domiciliarità sarà complementare alla realizzazione del PNRR per dare sostanza alla nuova architettura della sanità, ovvero la semplificazione dei percorsi e il miglioramento dell’intensità assistenziale, a partire dalla rete degli spoke
dei nostri studi sul territorio.

Semplificazione che si realizza attraverso l’eliminazione della burocrazia, e non con la mera trasformazione della burocrazia da cartacea a informatica, nonché attraverso il coordinamento delle diverse figure professionali che dialogano con strumenti che ne valorizzino le specificità professionali accorciando le distanze e realizzando la continuità dell’assistenza tra spoke e hub, tra territorio e ospedale, tra livello fiduciario e livello specialistico”.

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