È la proposta fatta ai sindacati dal governo nell’incontro tecnico del 15 febbraio sulla flessibilità in uscita. L’ipotesi è stata respinta da Cgil, Cisl e Uil che la considerano una “ulteriore penalizzazione” per i lavoratori
Il ricalcolo contributivo della pensione “è inaccettabile: si perde fino al 30% dell’assegno”, afferma il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, sottolineando che l’esecutivo ha parlato di ricalcolo contributivo anche se “ha lasciato la discussione aperta sulle modalità”
“È significativo – afferma il segretario confederale Uil Domenico Proietti – che il governo riconosca che bisogna introdurre una flessibilità nell’età di accesso alla pensione. Giudichiamo però sbagliata l’idea di legare questa flessibilità al ricalcolo contributivo”
Sulla flessibilità è intervenuto anche il presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, proponendo di mantenere per l’accesso anticipato alla pensione la Quota 102 in vigore quest’anno (64 anni di età con almeno 38 anni di contributi) ma aggiornandola con l’aspettativa di vita e prevedendo il calcolo dell’assegno interamente con il calcolo contributivo
Secondo Brambilla il coefficiente di riposizionamento sull’assegno “è del 3% l’anno e con tre anni di anticipo si perderebbe circa il 10% dell’importo che si avrebbe uscendo a 67 anni”
Brambilla segnala come dal 2022 il 90% delle persone in uscita dal lavoro vada in pensione con il calcolo misto e come questi abbiano in media il 70% dell’importo della pensione calcolato con il contributivo: “Chi deciderà di uscire a 64 anni dovrà tramutare quel 30% in contributivo”
Il governo si è detto disposto a ragionare inoltre sull’abbassamento del limite minimo di 2,8 volte la pensione sociale per accedere al pensionamento anticipato per chi è nel sistema contributivo (fino a tre anni prima della pensione di vecchiaia)
L’esecutivo sarebbe disponibile a estendere questa possibilità anche a chi ricade nel sistema misto (retributivo fino al 1995, contributivo dal 1996) ma è disposto a rinunciarci a favore del sistema contributivo
Si ragiona anche su una pensione di garanzia per chi arriva a 67 anni (nel sistema contributivo) con un importo di pensione inferiore a 1,5 volte il minimo (e dovrebbe quindi rimandare l’uscita). In questo caso si pensa a un assegno sociale integrato con un importo legato ai contributi versati
Nessuna disponibilità del governo invece a ragionare sull’anticipo della pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, misura chiesta dai sindacati ma giudicata eccessivamente costosa
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