Non è così. Innanzitutto perché il governo tunisino ha imposto il rientro in Italia di quei container senza il rispetto delle norme nostrane in materia di circolazione dei rifiuti, che prevedono possa avvenire solo previa loro caratterizzazione, classificazione e analisi.
Quindi in Italia potrebbero arrivare rifiuti pericolosi e cancerogeni, in virtù del fatto che gli stessi, nel frattempo, abbiano potuto cambiare composizione fisica e chimica. Nei giorni scorsi ho presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri per la Transizione Ecologica, Affari Esteri e Salute.
Ora chiederò al Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, di intervenire per le necessarie verifiche proprio perché i rifiuti in arrivo nel porto di Salerno non sono stati classificati e ciò costituirebbe reato.
Oltre al danno anche la beffa, dal momento che la Campania deve pagare ventiseimila euro al giorno per i rifiuti sequestrati in Tunisia per circa un anno e mezzo. Si tratta di cifre esorbitanti.
Come già anticipato, presenterò anche un esposto alla Corte dei Conti per irregolarità nella gestione del denaro pubblico da parte della Regione Campania affinché si effettuino i necessari accertamenti sui fatti.
In secondo luogo, il sito di ricevimento – Persano, area dell’Esercito – doveva essere autorizzato, attraverso una procedura, ordinaria o semplificata, che avrebbe dovuto vedere coinvolti Comune, Provincia, Asl, Arpac e tutti i comuni confinanti, oltre all’effettuazione di una fondamentale serie di valutazioni in riferimento all’impatto ambientale”.
Lo dichiara il Questore della Camera e deputato campano di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli.
“Ricapitoliamo – aggiunge l’on. Cirielli. Quattro i principali attori di questa assurda vicenda: il ministro dell’Ambiente tunisino, due intermediari e un imprenditore italiano.
Quest’ultimo presenta presso gli uffici della Regione Campania un’istanza per poter trasferire in Tunisia i rifiuti prodotti dal proprio impianto, esibendo, in regime di autocertificazione, tutta la necessaria documentazione.
La Regione Campania, invece di chiedere informazioni al Ministero dell’Ambiente attraverso il Sisped, si mette in contatto direttamente con il ministro dell’ambiente tunisino, che conferma la veridicità della transazione.
A tal proposito, il comportamento del responsabile dell’ufficio regionale andrebbe segnalato all’autorità giudiziaria per fare chiarezza definitivamente su questa scelta anomala. Intanto un’inchiesta tunisina, su corruzione e smaltimento illecito di rifiuti, travolge proprio questo ministro, che viene arrestato.
I rifiuti vengono fermati nel porto di Sousse, nel sud della Tunisia. La Tunisia, quindi, obbliga l’Italia a riprendersi questi rifiuti, che tra l’altro sembrerebbero provenire da molti impianti privati, soprattutto napoletani.
La Regione diffida l’imprenditore italiano a ritirare questi rifiuti ma declina l’invito perché accusa a sua volta la Regione di non aver rispettato le procedure, appunto il contatto con il ministero dell’Ambiente.
Tra qualche giorno questi famigerati rifiuti arriveranno nel porto di Salerno, per poi essere trasportati a Persano, nell’area dell’Esercito”.
“Probabilmente il governatore campano non si è accorto che di fatto è stata la Regione a favorire quell’illecito dal momento che non si è rispettata la legge in materia di trasporto internazionale di rifiuti e complessivamente non sono stati effettuati gli adeguati e necessari controlli”, conclude Cirielli.
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