La necessità di salvare il cinema italiano
Il grido d’aiuto degli esercenti cinematografici arriva soprattutto in assenza di segnali in Italia che indichino la ripresa del cinema, che altri paesi europei – e non solo hanno – hanno già avviato.
Mario Lorini, presidente dell’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici) ha affermato che dei 3.600 schermi cinematografici italiani chiusi per la prima volta con il primo lockdown, 500 non hanno ancora riaperto.
Invitando ad agire per contrastare questa crisi, Lorini, nel corso di una conferenza a Roma, ha esortato il governo a ripristinare la finestra di 90 giorni tra l’uscita di un film nelle sale cinematografiche e il rilascio sulle piattaforme di streaming e le emittenti, che era stata revocata dall’associazione italiana del cinema durante la pandemia.
La doppia presenza dei film in sala e sulle piattaforme indebolisce decisamente i cinema. Gli esercenti italiani sono profondamente indignati dal fatto che il box office nel 2021 è crollato di oltre il 50%, rispetto alla media annuale precedente alle restrizioni del governo. Un tale disastro non è avvenuto ad esempio in Spagna, dove la pandemia non è stata un deterrente per le presenze al cinema. Le sale francesi nel 2021 hanno registrato solo un calo del 23,2% dal 2019, secondo i dati di Comscore.
Inoltre, da quando è esplosa la pandemia nel 2019, il pubblico mostra una certa riluttanza nel tornare nei cinema italinai.