Cosa rischia di aumentare con il conflitto Russia-Ucraina
A salire in maniera vorticosa sarebbero i prezzi dei cereali come grano, soia e mais, oltre agli oli da cucina. La Russia è infatti il più grande esportatore di grano al mondo, seguita al quarto posto dall’Ucraina: con i due Paesi “impegnati” nel conflitto andrebbero a crollare le esportazioni di masi e olio di girasole. Già il clima di tensione precedente all’attacco di Putin aveva contribuito a far lievitare il prezzo del pane, che adesso subisce anche la “spinta” dell’aumento del costo dell’energia: la maggior parte dei costi sono infatti attribuibili a produzione, imballaggio e trasporto, tutti processi su cui va ad impattare il caro-bollette. Un discorso che può essere “allargato” anche ad altri prodotti come pasta e farina. L’Ucraina è infatti il quarto esportatore mondiale e rappresenta circa il 22% del commercio.
Negli ultimi giorni il prezzo del grano è arrivato a quota 344 euro a tonnellata, superando nettamente il precedente record storico di 313,5 euro a tonnellata toccato il 24 novembre scorso, prima di ritracciare a 320 euro sulla scadenza di marzo. Il mais ha invece visto il prezzo salire a fino a 304 euro a tonnellata dai 280 euro della vigilia. In questo caso il record risale al 4 agosto scorso quando il contratto aveva chiuso a 320 euro.
L’impatto sulle tasche degli italiani
Quanto potrebbero aumentare i prezzi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia? A quantificare la possibile nuova stangata è Assoutenti: “Il conflitto tra Russia e Ucraina rischia di avere forti ripercussioni per la tasche degli italiani, determinando nel breve periodo una nuova ondata dei prezzi al dettaglio”.
”Dalla pasta al pane, passando per bollette, benzina, oro, alluminio, – prosegue il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – la crisi russo-ucraina rischia di avere effetti pesantissimi sia per i consumatori che per l’industria italiana. Già nelle ultime ore il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam è schizzato a 125 euro (MWh), con i future saliti ad un massimo del +41%; il petrolio ha superato i 103 dollari al barile segnando un +7%, l’alluminio ha raggiunto una quotazione record di 3.382 dollari/tonnellata, superiore ai livelli della crisi finanziaria del 2008. I prezzi del grano sono aumentati del +5,7% in un solo giorno; il mais segna un +5,5%, ai massimi da 33 mesi, e la soia un +2,87%”, evidenzia.
”I prezzi al dettaglio di una serie di beni – continua Truzzi – rischiano quindi di schizzare alle stelle. La pasta, che già a gennaio ha subito un rincaro del +12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno; il pane, rincarato del +3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del +10%, così come biscotti, dolciumi e prodotti derivati. I carburanti – aggiunge -, già oggi alle stelle, potrebbero aumentare alla pompa di ulteriori 5 centesimi di euro, con un effetto domino sui prezzi dei beni trasportati. E a tutto ciò si aggiunge l’incognita del gas, con le tariffe che ad aprile sono ormai destinate a registrare nuovi maxi-aumenti” .
“Balzo dei prezzi del grano, rischio aumenti”
Anche Vincenzo Divella, amministratore delegato del pastificio Divella, che ogni giorno produce mille tonnellate di pasta secca, 35 tonnellate di pasta fresca e 90 tonnellate di biscotti, ha lanciato l’allarme: “L’approvvigionamento del grano e dei prodotti derivati sarà un problema per il settore molitorio e per tutto l’agrolimentare italiano dopo l’escalation della crisi in Ucraina. E se la situazione dovesse protrarsi o peggiorare, con sanzioni alla Russia e lo stop all’export, le imprese italiane del settore dovranno rifornirsi di grano su altri mercati, con un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori. Questa mattina è stata bloccata la navigazione nel mar Nero e la nostra nave non può entrare. Per alcuni articoli, come grano tenero e duro, il nostro settore mugnaio e molitorio avrà dei problemi”.
“Ucraina e Russia – ricorda Divella – sono sempre state il serbatoio alimentare e di grano dell’Europa. Se non si va lì, bisogna andare in Canada, negli Stati Uniti o in Australia, molto più lontano. Avremo senz’altro dei problemi”. Intanto le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina sulle commodity non solo energetiche sono state immediate. Sulle borse merci di Parigi e Chicago i prezzi del grano “sono aumentati rispettivamente di 40 e 50 punti. Si tratta solo dell’inizio di forti aumenti del prezzo del grano”.
Quanto durerà la crisi?
Anche secondo Coldiretti l’Italia potrebbe avere grossi problemi: “Il nostro Paese importa il 64% del grano utilizzato per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l’allevamento. La guerra aggrava i problemi di un settore già duramente provato. La Francia, prima potenza agricola dell’Unione europea dispone di alcuni stock di cereali. E le riserve francesi e statunitensi, secondo gli analisti, potrebbero parzialmente compensare il prevedibile calo delle esportazioni ucraine, almeno nel breve periodo. Ma tutto dipenderà da quanto durerà la crisi”.
Quanto durerà il conflitto? Stimare la durata e soprattutto il suo impatto adesso è ancora complicato. L’analista Sebastien Poncelet di Agritel ha paragonato l’attuale invasione con quella della Crimea avvenuta nel 2014: “In quel caso i prezzi erano aumentati del 15-20% sui mercati, prima di sgonfiarsi nel giro di 4-5 mesi. Tuttavia, in quell’occasione, i combattimenti si erano concentrati essenzialmente nel Donbass, che non è una grossa regione agricola e la crisi era rimasta centrata sulla Crimea. Quello che si vede oggi è qualcosa di completamente diverso”.
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