Tutto ciò ha comportato la progressiva perdita di percezione del passato, dimenticando l’universo dei valori, che resta, pur sempre, un “universo storico”.
Questa mancanza di conoscenza dell’insegnamento della “storia”, da una parte ha finito per appiattire ogni analisi sull’attualità del momento, ed ha portato all’insorgere e alla legittimazione del “politicamente corretto”.
Ciò si è concretizzato nella crescente ideologia della “giuridicizzazione” che, con forza crescente anche nel nostro vivere quotidiano, ha consentito il proliferare di sempre nuove (ed a volte, inutili) norme, che hanno ridotto lo spazio della tradizione, privando di qualsiasi significato e valore il peso del “prima”.
Il risultato evidente è che qualsiasi comportamento o desiderio o modo di vita di ogni individuo ha finito per essere considerato come “un diritto” e ad essere tutelato come tale, omettendo del tutto di considerare “i doveri”, che sono quelli che ognuno deve assumere in qualsiasi contesto sociale.
Si è persa, in sostanza, la memoria storica dell’origine della collettività statuale e delle regole che questa richiede (un’interessante riflessione in tal senso si legge nel bel libro di Natalino Irti, “Viaggio tra gli obbedienti”, edito da “La nave di Teseo”).
Venendo all’attualità, è davvero ridicolo che la pubblica opinione occidentale e i suoi governanti possano credere che le sanzioni adottate contro la Russia di Putin siano davvero un deterrente alle mire di ricostruire il perimetro del vecchio blocco sovietico.
Pensare che il divieto per gli oligarchi russi e per le loro famiglie di fare lo shopping a Londra e a Roma oppure di prendere il sole a Saint-Tropez e in Sardegna, possa restare un deterrente, mostra il dramma dell’impreparazione e dell’improvvisazione, a fronte di un evento che già dal 2014, con l’invasione e l’annessione della Crimea, poteva ritenersi certo, se non altamente probabile. Con tutta evidenza, anche le altre sanzioni disposte o minacciate dai governi occidentali saranno destinate all’insuccesso.
Lasciare che il Padre di tutte le Russie, con argomenti storici privi di ogni fondamento (basti pensare ai milioni di morti provocati da Stalin proprio in Ucraina negli anni 30 e 40 dello scorso secolo), annetta di fatto l’Ucraina, anche con l’insediamento di un governo fantoccio, non eletto dal popolo, sul modello di Lukashenko in Biellorussia, e non reagire prontamente, significa ammettere la palese sconfitta delle liberaldemocrazie.
Quanto sta avvenendo in queste drammatiche giornate, in cui qualcuno ripete, come un mantra, che “non si può morire per l’Ucraina”, ricorda ciò che avvenne nel 1940 con l’invasione della Polonia da parte di Adolf Hitter, che pose a fondamento della sua azione (in uno con i generali di Stalin) il medesimo argomento oggi utilizzato da Putin, ovvero che la Polonia apparteneva storicamente alla Germania.
Quell’invasione diede poi origine allo scoppio della seconda guerra mondiale. L’atteggiamento omissivo dell’Occidente, e degli Stati Uniti ormai indeboliti dalla presenza di un Presidente vecchio e poco reattivo, apre lo spazio per invasioni future delle Repubbliche baltiche (Lettonia ed Estonia), nonché autorizza il cinese Xi-Jinping a trovare un pretesto per invadere Taiwan (completando un disegno di indebolimento dell’occidente già messo in atto con la colpevole diffusione della pandemia da Covid-19).
Pensare che Kiev diventi, con la resistenza dei suoi abitanti, una nuova Stalingrado, mostra il segno evidente del decadimento morale e militare dell’Occidente.
Da decenni, ormai, le democrazie occidentali hanno abbandonato il terreno della difesa dei propri principi inderogabili (tra cui la sovranità di ogni Stato), completando quella decadenza della morale e dei costumi che da Putin viene ritenuta la fonte della giustificazione di crescenti interventi militari.
E’ il momento di un vero e proprio esame di coscienza, ma ciò deve comportare necessariamente l’adozione di misure davvero “dure”, che diano il senso della risposta alla minaccia crescente di Vald il Pazzo, il quale ha definitivamente gettato la maschera in violazione dei più elementari principi del diritto internazionale.
Giuseppe Fauceglia