Covid e transizione ecologica, le città italiane non sono diventate più green

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In uno dei suoi ultimi discorsi pubblici, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che “la transizione ecologica presenta grandi opportunità per chi ha il coraggio di investire” e che i Paesi del Mediterraneo, Italia compresa, “devono coglierle per proteggere il pianeta e avviare i giovani verso le professioni del futuro“. Ma finora il nostro Paese non sembra essere indietro su questa strada

L’indicazione arriva da ‘Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities’, un rapporto pubblicato dalla Clean Cities Campaign, una coalizione di organizzazioni che chiedono ai sindaci delle città europee impegni concreti per raggiungere una mobilità a emissioni zero entro il 2030

Nel report, le città italiane sono nella parte bassa della classifica stilata sulla base dello stato della mobilità urbana e della qualità dell’aria. Su 36 città europee esaminate in totale, Milano è al 20esimo posto, Torino al 23esimo, Roma al 32esimo e Napoli all’ultimo

In cima alla classifica c’è invece Oslo (in foto), seguita da AmsterdamHelsinki e Copenhagen

Qual è la differenza tra queste città e quelle italiane? L’impegno per raggiungere una mobilità a emissioni zero entro il 2030. Su un punteggio massimo che arriva al 100%, al quale secondo il report tutte le città dovrebbe puntare – la capitale norvegese sta facendo il 71,5% mentre Napoli (in foto) solo il 37,8%

Per stilare questa graduatoria e capire cosa si sta facendo nel concreto, sono state esaminate diverse variabili come lo spazio urbano dedicato a pedoni e biciclette e i livelli di congestione del traffico urbano. E ancora, i livelli di sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade urbane, l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale, l’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici e le politiche di riduzione del traffico, dei veicoli inquinanti e l’offerta di servizi di sharing mobility

“Le città italiane potevano uscire dalla pandemia trasformate in meglio: meno inquinamento dell’aria, meno auto in circolazione, più bici e trasporto pubblico. Purtroppo non hanno raccolto la sfida e spesso hanno fatto addirittura passi indietro”, ha detto Claudio Magliulo, responsabile della campagna Clean Cities in Italia

Questa arretratezza emerge soprattutto dal confronto con le altre città e non è un limite legato al tempo. Alcune realtà, ha detto Magliuolo, “hanno dimostrato che si può reinventare lo spazio urbano nel tempo di una stagione”

Parigi è una di queste. La capitale francese, spiega Magliuolo, “ha ad esempio investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica. E così facendo è riuscita a strappare a Stoccolma il quinto posto in classifica, tallonando le altre capitali scandinave”

Secondo la Clean Cities Campaign, azzerare le emissioni della mobilità urbana entro il 2030 sarà essenziale per raggiungere gradualmente gli obiettivi sul clima di Parigi: -55% CO2 entro il 2030 e neutralità climatica a metà secolo. In questa partita le città giocano un ruolo fondamentale perché, secondo le stime, qui vivono quasi tre europei su quattro e qui si concentrano la maggior parte delle attività economiche

“Le città italiane sono tra le più inquinate e congestionate d’Europa e non si tratta di un incidente di percorso, ma del prodotto di decenni di centralità dell’auto e di dipendenza dai combustibili fossili”, sottolinea Magliuolo secondo cui bisogna ripensare “lo spazio urbano e la mobilità, a favore degli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici o di sharing mobility. Ma per farlo i sindaci italiani dovranno dimostrare più coraggio e lungimiranza

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