La guerra fa esplodere il caro concimi con spaventosi aumenti che pesano sulla filiera agroalimentare Made in Italy mettendo a rischio le forniture alimentari e aggravando la dipendenza del Paese dall’estero.
Tutto ciò si riflette tra l’altro sulla produzione alimentare, soprattutto a causa dei rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Vladimir Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione.
Sono scelte che mettono inginocchio le aziende agricole. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro dello scorso anno, in base al report di Cai-Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 e/t.
Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, ne consegue che il 30% delle imprese del comparto è costretta a ridurre i raccolti, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma pure il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale.
Senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53 e il 27%.
Da più parti si invoca e pare si intraveda la ripresa di un dialogo, un negoziato tra le parti che, si spera, favorisca in primis il cessate il fuoco e possa restituire presto pace a quella parte d’Europa, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutto il Mondo.
di Tony Ardito