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Covid. Casi in calo, ma epidemiologi temono focolai per via della guerra

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Il numero dei casi è ancora abbastanza elevato ed è dunque ancora necessaria prudenza, perchè nuove filiere di contagio possono nuovamente innescarsi. Ciò soprattutto alla luce del conflitto in Ucraina. Pur non essendo questo aspetto “la priorità, considerata la tragedia che il popolo ucraino sta vivendo, la guerra potrebbe infatti rappresentare anche una ‘miccia’ per una nuova ed imprevedibile fase epidemica di Covid-19 in quel Paese, con rischi – sottolinea l’epidemiologo Cisalghi – anche per il resto dell’Europa, ed un forte rischio di ripresa dei contagi potrebbe essere innescato proprio dalla vita militare e tra i soldati”. Sicuramente, rileva Cislaghi, “la promiscuità della vita militare favorisce i contagi di una pandemia che si trasmette attraverso le vie respiratorie”. E mentre da oggi 1 marzo si allentano le misure sulla circolazione internazionale, con lo stop alla quarantena dai Paesi extra Ue stabilito per l’Italia dall’ordinanza del ministero della Salute, il ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner, avverte che anche se tutti gli sforzi sono concentrati sulla guerra, “la pandemia non è superata”. E annuncia che la Germania investirà altri 1,5 miliardi di dollari nella lotta al virus
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