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Di fronte alla tragedia vogliamo smettere di giocare? (di G. Fauceglia)

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La tragedia dell’Ucraina e la guerra scatenata da Putin nel cuore dell’Europa, pone a noi tutti interrogativi terribili ai quali non è facile dare una risposta, anzi ogni risposta impone una drammaticità scelta nelle coscienze. Ognuno di noi è fermamente convinto che la trattativa diplomatica e il dialogo tra i popoli debba rappresentare l’unica strada per risolvere i conflitti internazionali.

Il problema vero è se questo sentimento, cosi nobile e così diffuso nel variegato mondo cattolico e pacifista, possa oggi considerarsi sufficiente per fermare l’eccidio e i crimini di guerra che Putin e i suoi soldati stanno compiendo in uno Stato libero e indipendente, in violazione di ogni principio del moderno diritto internazionale ed umano. Non bastano i cortei, le belle parole, le preghiere (alle quali pure molto mi affido) o il solo sostegno umanitario (che resta, allo stato, imprescindibile).

Per salvare quel popolo dal genocidio occorre ben altro !! E’ inutile nasconderlo: servono armi, sostegno militare e strategico, proprio quello che hanno fatto i paesi europei, a cominciare dalla Francia e dalla Germania (questa, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale), la Spagna (nonostante l’opposizione filo-russa di Podemos), o la neutrale Svezia (che ora viene minacciata dallo Zar), esempi seguiti anche dall’Italia.

Credo sia venuto il momento di smettere nei giochini della politica interna e sia davvero il caso di comprendere che la guerra scatenata da Putin mina le basi della convivenza civile europea. E’ inutile farsi illusioni sulla dissidenza interna in Russia, lo Zar ed i suoi apparati hanno già soffocato nella più violenta repressione le manifestazioni del dissenso sulla guerra in Ucraina (arrestando finanche i bambini), ed oggi hanno oscurato i siti di Facebook e di Google per evitare la diffusione di notizie contrastanti con la propaganda del regime.

Non abbiamo altra alternativa, purtroppo, se non quella di difendere, con ogni mezzo, la libertà e la stessa sopravvivenza dell’ Occidente.  Per comprendere un fenomeno, risalente già ai primi anni del novecento, consiglio la lettura di Oswald Spengler, “Il tramonto dell’occidente”, edito in Italia nel 1957 da Longanesi. .

Con questo non voglio dire che Putin non abbia qualche ragione a fronte di un atteggiamento pericolosamente ondivago dell’amministrazione USA e della stessa Unione Europea, ma queste ragioni non possono giustificare la guerra e il genocidio di un popolo. Ora basta !! Basta soprattutto con la persistenza di un atteggiamento di tolleranza nei confronti di Putin.

Non dobbiamo dimenticare che già durante il governo giallo-verde, con la benevolenza del Salvini nei confronti della Russia di Putin e del Conte nei confronti dei cinesi, il nostro Paese  utilizza un software progettato da un ex ufficiale dei servizi segreti russi (lo stesso KGB, dalle cui fila proviene Putin), noto come Piattaforma Kaspersky, con centrale a Mosca, alla quale si collegano, per scambiare dati e dar luogo ad aggiornamenti, tutti i computer dei nostri ministeri  (anche quelli della Difesa e degli Interni) e ciò senza possibilità di controllo o di verifica da parte dell’Italia.

E’ altamente probabile che Putin, avendo una notevole influenza sull’azienda moscovita del suo ex sodale, possa ordinare di “infettare” in maniera irreparabile tutti i pc delle istituzioni italiane. Del resto, oggi lo Zar ha già ordinato di ridurre il flusso di gas da trasferire nei Paesi europei e l’Italia, esposta in quest’ultimo decennio alla vuota retorica dei NO-TAP, NO-TRIVELLAZIONI, NO-TUTTO, grazie all’insipienza tollerata dalla maggioranza della nostra classe politica, si è sempre più legata per la fornitura del gas alle oligarchie russe.

I cittadini, non dovranno perdere la memoria, e ricordare, quando saremo senza luce e senza gas, a chi imputare la colpa degli eventi !! Non possiamo neppure più assistere alla litania delle sacerdotesse del “terzismo” (né con Putin né con la libertà e la democrazia), che rappresenta una vera e propria forma di cancellazione culturale, la quale finisce per mettere sullo stesso piano le incompiutezze e le imperfezioni delle democrazie occidentali con le scorciatoie di guerra, con il bombardamento delle popolazioni civili di uno Stato sovrano.

In questo modo,  si approda al risultato di annullare le differenze, sino al punto di rappresentare  che la autocrazia russa (e finanche quella turca di Erdogan) abbiano, rispetto ai sistemi democratici, il dono della risolutezza. Una retorica che reca il germe di un antagonismo che trova il proprio fondamento nelle ideologie antidemocratiche del Novecento. E’ ormai giunto il tempo tragico di smettere di giocare, per compiere scelte dolorose, ma essenziali per difendere il mondo in cui viviamo.

Giuseppe Fauceglia 

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