In un nuovo video messaggio sui social il presidente ucraino Zelensky ha detto che l’assedio russo contro la città di Mariupol, nel Sud Est del Paese, “passerà alla storia” e sarà ricordata fra i “crimini di guerra”.
“Quello che hanno fatto gli occupanti, è un atto di terrore che sarà ricordato per i secoli a venire”, ha detto ancora Zelensky, parlando della difficile situazione in cui versa la città portuale, considerata strategica dai russi.
Proprio ieri sera Mosca ha attaccato una scuola nella città già devastata, dove avevano trovato rifugio circa 400 persone. La notizia è stata diffusa da Bbc e Sky News citando un post su Telegram delle autorità municipali di Mariupol. Il bombardamento sarebbe avvenuto ieri sera, l’edificio sarebbe stato distrutto e sotto le macerie ci sarebbero ancora donne, bambini e anziani, anche se è difficile la verifica delle informazioni.
Secondo il il Kyiv Independent, che cita come fonte il municipio della città, i residenti di Mariupol vengono obbligati a migliaia a trasferirsi in Russia: “I civili verrebbero portati in campi dove i russi controllano i loro cellulari e i loro documenti per poi deportarli verso città remote della Russia”, denuncia il giornale in un tweet.
I negoziati in corso con la Russia “non sono stati semplici o piacevoli, ma sono necessari”, ha aggiunto il capo dello Stato ucraino, secondo cui “l’Ucraina ha sempre cercato una soluzione pacifica. Ora siamo interessati alla pace”.
Zelensky ha sottolineato che la Russia sta continuando a “mandare la propria gente al massacro”, un riferimento agli scontri in corso a Chornobayivka – cittadina situata nell’area meridionale dell’Ucraina, poco a nord di Kherson – dove le forze ucraine hanno mantenuto le loro posizioni e per sei volte hanno respinto le offensive russe.
“Nei luoghi in cui ci sono state delle battaglie particolarmente feroci, i corpi dei militari russi si stanno accumulando lungo la nostra linea di difesa”, ha detto il presidente ucraino. “E nessuno sta raccogliendo questi corpi”, ha aggiunto Zelensky, nel tentativo di lanciare un messaggio ai militari delle forze di Mosca.
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