La maggiore diffusione del virus si registra tra gli alunni delle scuole medie e superiori, il 3%, dove il contagio cresce di mezzo punto rospetto alla rilevazione precedente. Un fenomeno dovuto probabilmente ai contatti sociali che gli studenti praticano anche al di fuori della scuola. Perché, anche se meno coperti dal vaccino, tra i bambini della scuola elementare si registra un 2,8% di positivi e tra i piccolissimi delle scuole dell’infanzia, che non sono obbligati neppure a indossare la mascherina in aula, addirittura il 2,2%. Il ministero ha avviato il monitoraggio settimanale dei casi Covid nelle scuole del territorio nazionale al rientro dalle vacanze di Natale. Per la prima volta, nella settimana del 28 febbraio/5 marzo, gli alunni contagiati erano scesi al di sotto del 200mila casi: quasi 185mila. Ma adesso l’epidemia torna a fare sentire i suoi colpi.
Al rientro dalla pausa natalizia i numeri erano di tutt’altro tenore: 858mila alunni in Dad, la didattica a distanza, e oltre 67mila docenti contagiati. Era il 10/15 gennaio. Nelle settimane successive il contagio si estende. Il picco si raggiunge nella settimana del 24/29 gennaio. Da allora i numeri sono in decrescita progressiva, fino alla settimana del 28 febbraio/5marzo. Oggi, i docenti positivi sono poco meno di 25mila. Cui occorre aggiungere 4mila e 900 unità di personale Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari. E cresce anche la percentuale di classi costrette alla Didattica digitale integrata, la Ddi, dove la maggior parte di alunni è presente fisicamente e un piccolo drappello si collega da casa. L’ultimo dato certifica il 7,8% di classi in Ddi, il dato precedente era di oltre un punto inferiore: il 6,7%.
Una situazione, quella delle classi in Ddi, che complica il lavoro degli insegnanti, che nella stessa ora di lezione devono seguire gli alunni presenti e quelli in Dad, e che devono aspettare il rientro in classe degli alunni assenti per le verifiche. Ma nelle nove settimane di monitoraggi ministeriali si registra un fenomeno che andrebbe approfondito: nell’ultimo rapporto, più di un alunno contagiato su due a livello nazionale, il 53%, è iscritto in una scuola del Sud. Nella settimana in cui si è registrato il picco di contagi, tra fine gennaio e i primi di febbraio, nelle regioni meridionali si registravano 35 positivi su cento. Un numero proporzionale al numero dei frequentanti. Ora la quota di contagiati delle regioni meridionali è cresciuta di 18 punti. Segno che le relative scuole fanno più fatica a liberarsi dal Covid, di quanto non ne facciano gli istituti ubicati nelle restanti regioni italiane.
A titolo di esempio, i quasi 22mila alunni contagiati della Campania rappresentano quasi il doppio di quelli della Lombardia, la regione col maggior numero di alunni in assoluto. E con la fine dello stato d’emergenza sanitaria fissato per il prossimo 31 marzo, anche nella scuola le misure precauzionali verranno allentate. Lo ha deciso il governo l’altro ieri approvando un decreto-legge. Quando questo entrerà in vigore, per fare scattare le misure anti-Covid occorrerà che si verifichino nella stessa classe di scuola primaria o secondaria, almeno quattro positivi. In questo caso, gli alunni contagiati potranno frequentare le lezioni da casa. La restante parte della classe sarà soggetta alle misure di autosorveglianza: indossare mascherine Ffp2 per almeno dieci giorni e, se compaiono sintoni, effettuare un test antigenico. Anche nelle sezioni di scuola dell’infanzia, con quattro positivi, si proseguono le lezioni in presenza, finora ne bastavano due per sospendere le lezioni. E niente Dad per i più piccoli.
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