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Le bollette frenano dopo i record: torna il segno meno dopo 18 mesi

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Sarà il primo segno meno da un anno a mezzo a questa parte. Per la prima volta dalla fine del 2020, frena la corsa record delle bollette per famiglie e imprese. Dopo sei trimestri consecutivi di rialzi, le tariffe per la fornitura di gas naturale ed elettricità conosceranno una diminuzione. Attenzione: la diminuzione, secondo i calcoli che stanno ultimando i tecnici dell’Arera (l’autorithy per l’energia) e che saranno annunciati la settimana prossima, dovrebbe prevedere un calo per i consumatori di qualche punto percentuale rispetto al trimestre precedente.

Ma non era così scontato fino a qualche settimana fa. I prezzi del gas naturale hanno toccato il massimo storico subito dopo l’aggressione da parte della Russia di Vladimir Putin all’Ucraina: il 28 febbraio sono arrivati a sfiorare i 200 euro al megawattora sulla piazza di Amsterdam, il principale mercato del gas in Europa. Da allora c’è stata una lenta discesa delle quotazioni, fino a tornare sotto i 100 euro.

È vero che siamo lontanissimi dai 12 euro di un anno e mezzo fa, ma la frenata dei prezzi del gas permetterà comunque ai tecnici dell’Authority – che per legge deve rivedere le tariffe ogni tre mesi – di mantenere le bollette del gas sugli stessi livelli del dicembre scorso. Di conseguenza anche dell’energia elettrica, visto che il gas è il combustibile più usato nelle centrali italiane e in molto paesi europei.

Ricordiamo, però, che si tratta di una frenata e non ancora di una decisa inversione di tendenza. A fine dicembre gli aumenti furono del 55% per le tariffe dell’elettricità e del 42% per il gas naturale. In entrambi i casi il record di sempre e venivano dopo il +29,8 e il 14,4% di fine settembre.

Questo significa che imprese e famiglie continueranno a pagare tariffe a livelli mai visti in precedenza. Il governo è già intervenuto con una serie di manovre da oltre 10 miliardi per abbassare le bollette. Ma così stando le cose potrebbe essere costretto a intervenire ancora, se i prezzi del gas sul mercato europeo non dovessero scendere con più decisione nei prossimi mesi.

Anche per questo, ieri, il premier Mario Draghi è intervenuto – parlando al Senato – sul tema della formazione del prezzo del gas, finora legato proprio all’andamento dei prezzi che si formano sul mercato olandese: «Stiamo andando verso un mondo dove le energie rinnovabili saranno dominanti e dove il gas e il petrolio saranno residuali. Il mercato del Ttf, secondo me, risponde sempre meno alla realtà». In altre parole, il premier suggerisce all’authority di studiare un nuovo meccanismo per le tariffe legate allo sviluppo delle energie verdi.

In realtà, non si tratta di un cambiamento facile. La scelta di agganciare i prezzi del gas al Ttf olandese era stata presa per garantire più concorrenza e trasparenza sul mercato, mentre in precedenza, i prezzi erano – di fatto – legati ai contratti di lungo periodo (lo sono quelli con la Russia, per esempio), di cui non sempre si conosceva l’esatto valore.

Rimane il tema di dove reperire nuove risorse nel caso in cui il governo dovesse aiutare ancora famiglie e imprese. Una strada l’ha indicata ancora Draghi: «Il governo nell’ultimo consiglio dei ministri ha introdotto un’imposta sugli extraprofitti delle società energetiche, fissata al 10%. Si dice che non basta, vedremo: il provvedimento è in mano al Parlamento». Come dire: se i partiti si prendono la responsabilità di alzare l’aliquota con un emendamento, il governo potrebbe non essere contrario.

La Repubblica

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