Il passato che diventa presente (di Enzo Capuano)

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Quando, in queste fredde giornate, incontro l’amico Antonio Petti cerchiamo un posto inondato dal sole, nei pressi del mare, alla ricerca di luce, per sentire nelle narici l’odore del mare, il sapore del sale.

Oggi siamo a Vietri Marina, la giornata è limpida e il sole riscalda. Parliamo di ceramica, scrittori, pittori, viaggi.

Per me Antonio rappresenta il passato che diventa presente.

Mi racconta eventi che riconosco in maniera sfumata e che riposano nella mia memoria nell’angolo delle cose note, ma non vissute. Sono episodi accaduti prima che nascessi o consumatisi lontano da me, appresi dai racconti degli anziani, dai libri, dai musei. Mi riporta alla mente personaggi e fatti porgendomeli in maniera viva, fino a farmeli toccare con mano, perché lui c’era.

Quando rivela i suoi ricordi, aggiunge dei tasselli al passato che già conosco consentendomi di riempire i puzzle in attesa da tempo di essere completati, mentre le informazioni che mi sono già note acquistano un’anima.

Gli racconto che recentemente sono stato in Lucania in quell’area appartenuta alla Magna Grecia. Finisco per parlare di Tursi, della suggestiva Rabatana, dell’affascinante S. Maria d’Anglona, e del poeta Albino Pierro, che quei posti ha raccontato in versi dialettali. Antonio, dopo avermi ascoltato, per associazioni di idee va a un altro scrittore lucano e mi parla di Sinisgalli.

Mi dice, andando con il pensiero alla Napoli degli anni ‘60: “Compravo spesso una rivista che Sinisgalli aveva fondato e dirigeva: ‘Civiltà delle Macchine”, era particolarmente interessante, con scritti intriganti e immagini bellissime” e mi racconta con minuzie alcuni particolari e qualche articolo che ancora ricorda.

Mentre Antonio fa una pausa e sorseggia il caffè, la memoria mi catapulta nel museo Sinisgalli a Montemurro, dove, qualche anno fa, ho ammirato, in silenzio, le cose appartenute o create dal poeta-ingegnere; mi ritornano vividi alla mente alcuni volumi della rivista.

Quegli oggetti, e quelle storie che allora mi apparivano appartenere a un pianeta e un tempo lontano ora mi sembra che, finalmente, respirino con la forza delle cose reali e non solo ricordate.

Poi, come sempre, associo pensieri di lavoro e rifletto sull’ultimo studio riportato da The Lancet Infectious Diseases (prima autrice: Hannah Rosenblum), che ha dimostrato che gli effetti avversi dei vaccini mRNA per il COVID-19 sono in genere lievi e di breve durata. Il dato è ricavato sulla somministrazione di quasi 300 milioni di dosi (dico trecentomilioni).

Un individuo su 1.000 vaccinati ha riferito un effetto avverso e nella maggior parte dei casi si è trattato di eventi non gravi.

Quando Antonio riprende a parlare, accantono i miei pensieri e rientro nel suo mondo. Ha lasciato i poeti lucani e ora racconta degli scrittori napoletani che hanno caratterizzato il 900. Assesta il berretto, sbottona il cappotto, allenta la sciarpa, beve un goccio di caffè e narra del periodo della sua gioventù “Giù alla Vicaria” (ha scritto un volume con questo titolo, ricco di parole e pitture).

Nell’antico quartiere napoletano, tra i vicoli e la sede della sezione del Partito Comunista, ha trascorso gli anni giovanili dove ha stretto una cara amicizia con gli intellettuali del tempo. Racconta delle partite a ping pong con Mario Guida, padre della storica libreria a Port’Alba, che oggi non c’è più, e del tempo trascorso a parlare di letteratura e di programmi per cambiare il mondo con: Luigi Compagnone, Enzo Striano, Luigi Incoronato.

Infila uno dopo l’altro i ricordi poi di Compagnone mi consiglia di leggere “Ballata e morte di un capitano del popolo”, e aggiunge: “È interessante il percorso che sviluppa nel raccontare i fatti”.

La parola “percorso” echeggia nella mia mente e mi trasporta lontano… è una delle parole che amo perché si identifica con “viaggio”. Non importa se sia un procedere lungo la strada per città, paesi, terre sconosciute, oppure un andare immaginario lungo la scia della letteratura, dell’arte, della musica, della matematica… andare avanti è acquisire nuove nozioni, vivere nuove emozioni, avanzare è… avvincente.

Mentre andiamo verso l’auto mi ritornano in mente le righe di Céline che aprono il suo romanzo Viaggio al termine della notte: “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza”.

Addendum: Civiltà delle macchine è stata fondata nel 1953 da Leonardo Sinisgalli. Dopo la chiusura nel 1979, la rivista è ritornata nel 2019 su iniziativa della Fondazione Leonardo.

 

Enzo Capuano (capuanov@tiscali.it)

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  • Ci sono uomini, i costruttori di civiltà, che usano il loro patrimonio intellettuale per migliorare l’esistenza della propria specie e, al contrario altri, personalità smisuratamente egocentriche, odiatori del tutto privi di principi morali, che usano il loro intelletto per distruggere e sopraffare. La storia dell’umanità, non è altro che la risultante della continua lotta tra queste due personalità umane. Agli occhi del viaggiatore, tutto quel appare di quel luogo, i nostri reperti archeologici, i nostri monumenti, sono tutto quel che riesce a sopravvivere alla furia, annientatrice di identità, del vincitore sul vinto. In aggiunta, il patrimonio comune di un popolo subisce la distruzione ad opera dei fenomeni naturali, del tempo, dell’ oblio, dell’azione devastatrice di semplici idioti (vedi la recentissima notizia della distruzione di fioriere in ceramica a Vietri sul Mare ad opera di balordi). Ammirare quindi le bellezze che si offrono agli occhi durante una visita turistica, sa tanto di miracolo. Trovare poi un amico che con la sua memoria permette di rivivere la vita che in quei posti si è svolta, è un privilegio enorme. Senza gli storici, gran parte del nostro passato sarebbe avvolto nell’oblio, saremmo alberi secchi, senza radici.

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