Dubbi ancora sugli autori e l’utilità dei vasi di pietra
La ricerca, disponibile sulla rivista Journal of Asian Archaeology, è opera di tre università differenti. Autori dello studio sono stati Tilok Thakuria della North-Eastern Hill University e Uttam Bathari della Gauhati University. I due hanno collaborato con Nicholas Skopal, ricercatore dell’Australian National University. «Non sappiamo ancora molto su questi oggetti», ha dichiarato quest’ultimo alla Bbc.
«Difficile identificare chi li ha realizzati e soprattutto per quale scopo». Alcuni vasi si presentano alti e cilindrici, mentre altri si contraddistinguono per una forma più tondeggiante. Tutti i contenitori però sono vuoti e con un foro in alto, suggerendo che anticamente presentassero un coperchio.
Gli esperti non hanno ancora raggiunto un accordo per quanto riguarda la loro utilità nella tradizione locale. I più però ritengono che possa trattarsi di oggetti associati a pratiche funerarie. «Alcune storie del popolo Naga (gruppo etnico dell’India nord-orientale, ndr.) citano vasi simili a quelli di Assam», ha proseguito alla Bbc il dottor Skopal. «Nella tradizione si parla di giare per resti cremati, dove trovavano spazio anche oggetti ornamentali e manufatti di uso comune». In passato gli esperti hanno rinvenuto simili vasi in Laos e Indonesia, ma non è certo che si tratti dello stesso tipo di oggetti.
I siti sono a rischio per colpa della deforestazione in India
«Il prossimo passo sarà scavare e documentare ancora meglio i vasi», ha dichiarato Thakuria. «Conoscendo meglio le caratteristiche, potremo capirne l’origine e la collocazione nella storia dell’India». Come confermano gli esperti, al momento la ricerca ha passato al setaccio solo una piccola porzione dell’area di scavo, quindi è probabile che altri riaffiorino in futuro.
«Crediamo risalgano al 400 a.C., o forse anche a un periodo antecedente, ma non ne siamo sicuri». Occorre però sbrigarsi, in quanto la deforestazione per fare posto a campi agricoli mette a repentaglio la tutela degli oggetti. «Più tempo impieghiamo a trovarli, più probabile è che vengano distrutti durante i lavori».