«Il progetto è una lunga storia, venivo da un periodo non facile, volevo registrare dei brani, avevo voglia di trasmettere qualcosa. Sapevo di poter contare su Emanuele De Vita che ha prodotto il progetto nel suo studio di registrazione. Sono andato da lui con quattro tracce strumentali grezze, non sapevamo che sarebbe cambiato tutto, brano dopo brano credo che si sia lasciato coinvolgere così tanto che ha deciso di produrre insieme al chitarrista Giovanni “Joe” La Ferrara tutte le strumentali».
La Ferrara, chitarrista diplomando al conservatorio, ha curato gli arrangiamenti e suonato tutte le chitarre con cui ha dato un suono grunge ai brani.
«Ascoltare la mia voce su basi strumentali – racconta Capo – prodotte esclusivamente per me è stato bellissimo, sapere di avere qualcuno che stesse studiando musicalmente i miei brani per poterci creare della musica è assurdo, è stata una crescita personale importante, d’altronde avevo fatto uscire tanti singoli ma mai un album o un Ep in modo così studiato, è stato uno step importante, il passo in più che mi serviva in quel periodo».
«Era già tutto scritto, la sera in cui conobbi Shot (firma sui muri di De Vita all’epoca in cui era un writer) avevo 16 anni, nel campeggio di una festa, è stata la stessa sera in cui dei ragazzi iniziarono a chiamarmi “Bronx” per via della marca di vestiti della mia maglia, per questo c’è “Bronx” nel mio nome d’arte. Non a caso la stessa sera mi trasmise tanta cultura musicale, da quel momento siamo sempre stati in contatto, se ci ripenso oggi non posso credere che non sia stato destino».
“0202” rievoca il 2020 l’anno (anche se scritto al contrario) in cui siamo cambiati tutti per sempre con lo scatenarsi della pandemia. «La psiche umana è debole e volevo dare voce alle fragilità e alla paranoia. Siamo figli di un’epoca che nasconde le debolezze, serve davvero coraggio a mostrarsi umani? La ricerca della perfezione ci distrugge, molti non ne sono consapevoli, questa voglia matta ci è stata inculcata seguendo influenze negative, è il primo passo per essere liberi, spogliarsi».
A proposito delle sue influenze, spiega: «Sono cresciuto ascoltando molti artisti diversi, tra cui anche emergenti, i miei idoli non dovevano avere tante visualizzazioni su Youtube ma semplicemente rispecchiarmi. Immaginavo sempre di poter “rappare” come loro, ma fino ai 18 anni non sono mai stato bravo, anzi, non volevo ascoltarmi neanche io. Ora scrivo meglio ed ho una voce più marcata, ma la voce me l’ha data Dio, potrei farne un vanto ma non è stata una mia scelta, è stata un dono. La scrittura invece me la sono presa io, ma cresci grazie al confronto, grazie a quelle volte in cui sentivi qualcuno farlo meglio di te e ti ripetevi: voglio farlo anche io».