Grandi cambiamenti in vista per le pensioni di reversibilità. Non saranno solo i coniugi o i figli del pensionato defunto a percepire un riconoscimento mensile, ma anche altri familiari. La cifra, ovviamente, cambia in base al grado di parentela. Vediamo quali sono le nuove regole e qual è la percentuale che spetta ad ogni parente.
Pensioni, cosa cambia sulla reversibilità: i dettagli
L’Inps ha deciso, in determinate condizioni, di riconoscere la pensione di reversibilità ai familiari di un pensionato deceduto. Mentre fino a qualche tempo fa veniva data solo al coniuge vedovo, adesso hanno diritto alla pensione anche altri parenti, come i nipoti e le sorelle. Nello specifico, la reversibilità corrisponde al pagamento mensile di una quota della cifra che veniva percepita dalla persona morta.
“La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti. Quella di reversibilità è pari a una quota percentuale della pensione. La pensione indiretta è riconosciuta nel caso in cui l’assicurato abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva ovvero 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la data del decesso“, ha spiegato l’Inps.
I cosiddetti superstiti sono: coniugi (unione civile compresa), ex coniugi (sia separati che divorziati), figli, nipoti, genitori e fratelli/sorelle. Nel caso del coniuge divorziato, è bene sottolineare che questo deve essere titolare dell’assegno di mantenimento e non essere sposato con nuove nozze. Nel caso dei figli, invece, il diritto c’è se sono maggiorenni o minorenni, inabili al lavoro oppure impossibilitati ad avere di che vivere. Anche gli studenti sono compresi, fino ai 26 anni d’età.
Nuovi accessi alla pensione di reversibilità
Nel caso in cui un pensionato deceduto abbia un’ex moglie e una nuova coniuge, entrambe hanno diritto alla reversibilità. Quest’ultima, però, verrà divisa in base alla durata dei singoli matrimoni e al reddito delle donne. In caso di convivenza, invece, il superstite può accedere alla pensione solo se nominato come erede nel testamento.
I genitori hanno diritto alla reversibilità del figlio scomparso solo se hanno compiuto 65 anni d’età, non sono titolari di pensione e vivevano a carico del defunto. Per quel che riguarda i nipoti, invece, è riconosciuta solo ai minorenni e maggiorenni che siano orfani dei genitori e inabili al lavoro. La quota della pensione varia in base al grado di parentela del superstite e del numero di beneficiari. La moglie che vive sola, ad esempio, ha diritto al 60% della somma intera, mentre se c’è anche un figlio la percentuale sale all’80% o al 100% se i figli sono 2.
Fonte: leonardo.it
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