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Soli e lune (di Enzo Capuano)

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Alla scrivania stavo preparando una relazione con PowerPoint da tenere a un congresso sulle dislipidemie. Sottolineavo l’importanza di individuare, il prima possibile (fin da bambini), i soggetti con ipercolesterolemia familiare, approccio che permette di risparmiare vite ed eventi cardio-cerebrovascolari in età adulta.

Esistono più classi di farmaci, tutte efficaci e tutte con bassi effetti collaterali, che consentono, in ogni individuo, di raggiungere i valori ottimali di colesterolo-LDL (colesterolo cattivo). In particolare ero alla ricerca di un articolo letto un po’ di tempo prima dal quale trarre una diapositiva. Rovistando tra le cose ricomparve un foglio sbiadito dagli anni sul quale erano riportati degli appunti. Ve li propongo.

Il tempo.

Come è breve il tempo, dopo.

Ricordi a stento la sua ciclicità: le estati al mare, gli inverni ovattati dalla neve, ma lo leggi soprattutto nel suo scorrere inesorabile, in linea retta.

Mi ritornavano in mente le parole dette da mia figlia Ere una sera di autunno inoltrato.

Ere: “Io questo secolo l’ho visto, vero papà?”

Papà: “intendi il 1900? Si un pezzettino.”

Ere: “E ne vedrò altri due, il 2000 ed il 3000 – mi guarda ed aggiunge – no forse il 3000 no, vero papà?”.

Mentre la stringevo a me aggiunsi: “Forse”.

Quante stagioni erano trascorse da quel momento? Giorni, mesi, anni o solo secondi?

Non importava; tutto era poco distinto, quella sera d’autunno. Il tempo scorreva lentamente; nella mente si disegnavano immagini, come fotografie uscite da un album.

Giorni e notti, soli e lune.

Tra i pensieri offuscati inaspettatamente immaginai di ritrovami in un dì di molti anni dopo.

Le mura domestiche emanavano pace, il camino si stava spegnendo. Il fuoco illuminava di colori caldi il volto di Camilla, mia moglie e le pareti della stanza. Le immagini dei quadri alle pareti arrivavano poco distinte. Dalla finestra socchiusa entrava un intenso profumo di terra, trasportato da un tenue vento. Presi il mio diario e lentamente scrissi:

 

Ti avvicini in punta di piedi,

mi prendi per mano,

mi conduci tra gente indifferente;

ti guido per strade deserte.

Accoccolati accanto al camino,

mi parli di bimbi felici.

Ti racconto della luna

nella notte infinita.

Aspettiamo l’alba

ricordando il passato,

sognando il futuro.

Il cielo si tinge di tiepidi acquerelli

ed è l’alba,

l’alba di un nuovo giorno.

 

Camilla mi si rannicchiò accanto e sussurrò: “Ho visto un film bellissimo….

Ero vecchia, tanto vecchia, seduta allo scrittoio. Tu eri alle mie spalle, mi hai accarezzato i capelli, mi hai preso per mano e condotto a letto, nel solito grande lettone. Le voci dei bimbi si udivano venire da lontano, come musica dolce; non capivo se erano le voci dei nostri figli o dei figli dei nostri figli. Poi quei suoni, sempre meno nitidi, lentamente si allontanarono, come nuvole quiete.

Eravamo in un tempo senza memoria e senza futuro,

Ti sei avvicinato ancora di più a me ed hai sussurrato: “speriamo che la pellicola giri il più lentamente possibile, che non si fermi mai e poi, e poi…speriamo di rincontrarci tutti in Paradiso.”

Il mio animo fu avvolto da una pace intensa ed in me fu chiaro che “niente è stato inutile”.

 

Enzo Capuano (capuanov@tiscali.it)

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