I fondi giudicati “a rischio” sono circa 650 milioni. Un cifra che equivale a più del 20 per cento del totale delle risorse che l’Europa ci ha consegnato nel periodo 2014-2020: tre miliardi di euro sul programma cosiddetto Fesr, che sta per “Fondo europeo per lo sviluppo regionale”.
In quel calderone di progetti che rischiano di non vedere mai la luce, con la conseguente perdita dei finanziamenti, c’è di tutto: dai 50 milioni della banda ultra larga nei Comuni campani a 22 milioni per 33 opere di edilizia scolastica fino ai 54 milioni del grande progetto Unesco che di milioni ne valeva 80. Per non parlare degli interventi urbanistici in 19 città della regione: ben sei Comuni sono a zero con la spesa.
La Regione – come riporta, nell’edizione di Napoli, il sito web repubblica.it – tira le somme del ciclo di fondi Ue 2014- 2020. Perché si avvicina la scadenza imposta da Bruxelles: a fine 2023 si chiude, bisogna certificare tutte le spese e quello che è in ritardo e non rendicontato andrà in fumo. Allo stato attuale la spesa è al 48 per cento di avanzamento: cioè 1,9 miliardi sul totale di 4,1 miliardi, di cui la quota Ue è di 3 miliardi. Meno della metà della spesa quando sono trascorsi quasi 8 anni dall’inizio del ciclo. Negli ultimi mesi gli uffici di Palazzo Santa Lucia hanno elaborato un po’ di previsioni: si conta di avanzare da qui a fine 2023 di altri 800 milioni circa. Ma si è pensato anche di analizzare i rischi legati a totale della spesa per prevenire l’eventuale figuraccia con l’Europa. Oltre al danno per aver bruciato i fondi. Ed è venuta fuori quella stima di 650 milioni legati a “progetti che presentano criticità”.
Un buco che ha allarmato non poco il governatore Vincenzo De Luca. Tant’è che si è già escogitata la pezza: sono stati racimolati 17 progetti del valore di 550 milioni che sono stati infilati in extremis nel programma dei fondi Ue. Provando così ad assorbire le risorse a rischio.