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Putin e la guerra all’occidente (di Giuseppe Fauceglia)

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Occorre rendersi conto che dal 24 febbraio con l’invasione dell’Ucraina il mondo è cambiato, e ciò non solo nel rapporto tra gli Stati, ma pure a causa delle sanzioni economiche adottate contro la Russia di Putin, che finiscono per impoverire quasi tutti i Paesi, e l’Italia in particolare.

Le forze politiche, invece, si illudono di poterne cancellare gli effetti largheggiando in sussidi (che andrebbero riservati ai più deboli)  di varia natura, così producendo maggior debito, per far fronte al quale non saranno più sufficienti nemmeno gli ingenti fondi europei del PNRR.

Si tratta, però, di un fenomeno di rallentamento della crescita, e per ora non di vera e propria recessione in senso tecnico, che trova le proprie cause non solo nella guerra.

Invero, quella delle sanzioni è stata una strada obbligata che i Paesi dell’Unione europea sono stati costretti a prendere a fronte di un’aggressione così violenta e sanguinosa ad uno Stato indipendente.

Proprio per questo, rimango attonito quando il presidente di un c.d. movimento, che pure fa parte della maggioranza di governo, utilizza la tragedia umana della guerra per fini meramente elettorali (del resto, si tratta di una vera e propria lotta per la sopravvivenza politica !! ).

Invero, è lo stesso c.d. movimento che negli anni passati si è opposto strenuamente alle trivellazioni del gas nel mar Adriatico (facendo in tal modo un vero regalo alla Croazia, che sta sfruttando tutti i giacimenti a pochi chilometri dalle nostre coste), alla realizzazione della TAP e ai rigassificatori (in tal modo accrescendo la nostra dipendenza dal gas russo), oppure un giorno chiedendo a gran voce investimenti nel settore dell’ energia eolica e l’altro, sempre a gran voce, adducendo un generico rispetto dell’ambiente (sintomo di una sclerosi intellettiva che ha prodotto i danni sotto gli occhi di tutti).

Per quanto riguarda l’altra forza politica, sempre appartenente alla maggioranza di governo,  sono ben noti i legami, non solo politici ma economici, con la Russia e i suoi oligarchi,.

Forse un giorno, qualche inchiesta, non solo giornalistica, potrà far emergere che Putin ha utilizzato – contro il nostro interesse nazionale – queste stesse forze politiche sovraniste e populiste per minare alle basi la coesistenza democratica del Paese.

Lo stupore è cresciuto a fonte delle notizie apprese nel corso del programma televisivo “Report”, su RAI 3, che ha accertato la presenza in Italia, nel momento più acuto della emergenza pandemica, di personaggi di spicco legati ai servizi segreti russi e ai laboratori che producono i veleni utilizzati per uccidere gli oppositori di Putin, invitati proprio dal Governo Conte (non a caso composto dalla Lega e dai 5Stelle !).

Pertanto, posto che nessuno vuole la guerra e che tutti desiderano che le trattative diplomatiche portino alla fine del conflitto o, almeno, ad una tregua, resta, però, evidente che queste stesse forze politiche oggi, strumentalmente, intendono conseguire il diverso risultato di abbandonare gli ucraini al loro destino. nonostante i bombardamenti e le palesi violazioni dei diritti umani consumate dall’esercito russo.

La vittoria di Putin porterebbe indietro le lancette della storia. Vorrei ricordare che la guerra di Putin agli ucraini non rientra nella narrazione occidentale della guerra, per intenderci quella descritta da Antonio Scurati nel suo interessante ultimo libro, “Guerra.

Il grande racconto delle armi da Omero ai nostri giorni”, edito da Bompiani. La guerra di Putin ripropone l’inimicizia archetipica tra Oriente ed Occidente, nonché la loro contrapposizione anche nelle “forme” della guerra e nella risoluzione dei conflitti tra gli Stati.

Si tratta, con elementi più moderni, della contrapposizione tra democrazia liberale e Stato autocratico, tra libertà del pensiero (sia pure tra molte contraddizioni) e censura, tra libertà di stampa e propaganda.

A fronte di ciò, resta da chiedersi se l’Europa non abbia già cominciato a trarre dalla guerra il suo momento di verità, che non può essere quello secondo cui le controversie internazionali possano risolversi solo in un sanguinoso, sia pure eroico, confronto, laddove, invece, vanno recuperate identità culturale e politica, comune politica estera e difesa comune.

L’identità dei popoli non può definirsi attraverso la lotta, per dirla con Scurati come “quel momento fatidico in cui la vicenda umana trova ancora una volta, il proprio senso entrando in un racconto sanguinoso e immemorabile”.

Ciò, però non può significare lasciare il popolo ucraino al suo destino, come vorrebbe chi, dallo stesso Putin in questi anni, ha avuto riconoscimenti di ogni tipo, e che in reti televisive compiacenti propaganda, con gli stessi personaggi che si sono opposti ai vaccini, idee un tanto bislacche e singolari, che tanto piacciono ad una parte della popolazione, che da tempo ha abbandonato l’uso della ragione.

Giuseppe Fauceglia

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