“Preciso, identico a James Stewart ne “La finestra sul cortile” ti scopri a sbirciarla da lontano, mentre col suo vestito a fiori corre incontro alla Primavera che infuria.
Hai deciso di tapparti dentro, in un rituale di autocommiserazione che oggi ti sta a pennello.
Persiana abbassata, il sole se ne fotte e bucherella comunque la parete che fa da sfondo alla solitudine autoimposta.
Ti guardi allo specchio, sei tornato da 10 ore e ne hai dormite molto meno della metà. La stanchezza è sottile compagna di viaggio, il silenzio è l’unica medicina che ti senti di tracannare.
Sei solo, in balia di una matematica che spazia dal minimo scarto agli ulteriori chilometri che hai aggiunto allo stradario.
Nel mezzo appena 11 metri, possono bastare per odiare l’universo.
Hai deciso di violentarti e ridurre il mondo a quattro muri ed un Wi-Fi, voltando le spalle alla domenica di metà maggio e a quella spensieratezza che non puoi proprio permetterti.
Attraccato alle velleità altrui, non puoi far altro che attendere le 23.00: come una fucilazione, come un’illusione di terra ferma.
Lei è già oltre l’angolo della strada, ti ama e capirà.
Tu, invece, ti ami? A giudicare dalla figura sbracata in salotto, no.
Eppure sei lì, non c’è altro da fare?
Nulla, puoi solo pattugliare l’impazienza dalla roccaforte di un divano”.