Questa esperienza e percezione positiva della pausa pranzo all’interno dei ristoranti aziendali è data, altresì, dalla competenza e dalla cortesia del personale (70%), dal rispetto delle norme per il contenimento dei contagi da Covid-19 e dalla comunicazione chiara sui protocolli di sicurezza (67%).
Nel complesso, il 66% dei lavoratori si dice soddisfatto o molto soddisfatto dell’esperienza nei ristoranti aziendali. Per molti lavoratori, inoltre, la pausa pranzo nei medesimi si distingue per praticità e velocità per il ritiro delle portate (57%) e per varietà dei menù offerti (53%).
È quanto emerge da un’indagine Nomisma per l’Osservatorio Cirfood District, effettuata su un panel di 1.000 occupati in tutta Italia, che ha analizzato la trasformazione degli stili di vita e delle nuove abitudini alimentari dei lavoratori italiani in pausa pranzo, al fine di comprenderne le necessità e consentire l’elaborazione di soluzioni innovative in ambito food service che possano rispondervi.
Nomisma ha al contempo indagato tra i lavoratori la loro pausa pranzo ideale all’interno dei ristoranti aziendali. Gli occupati indicano la volontà di usufruire di una pausa pranzo che offra flessibilità in termini di orari di accesso e modalità di fruizione, attenzione all’ambiente, arredi e spazi che favoriscano momenti di convivialità con i propri colleghi e menu caratterizzati da ingredienti italiani e stagionali.
In relazione agli smart-worker, l’indagine rileva che le maggiori criticità derivanti dalla loro pausa pranzo a casa riguardano: la difficoltà a staccare dalle attività lavorative (40%), il tempo da dedicare alla preparazione del pasto (34%) e la maggior quantità di cibo consumato durante la giornata (30%); infatti, 1 smart-worker su 5 ha dichiarato di essere aumentato di peso a seguito del cambiamento nelle abitudini della pausa pranzo.
Peraltro, secondo il 75% dei lavoratori l’assenza del servizio di ristorazione aziendale, dovuta al lavoro da casa, ha generato malcontento per la mancanza di socializzazione tra i colleghi. Nel complesso, quasi 1 smart-worker su 2 vorrebbe tutt’oggi poter usufruire del ristorante aziendale.
È indubbio che la pandemia ed i conseguenti lockdown e home-working abbiano influito sul nostro stile di vita e sul regime alimentare. Le abitudini, l’organizzazione e la gestione dei pasti sono evolute insieme ai bisogni, in un contesto di nuova normalità che ormai include una diversa accezione e fruizione della pausa pranzo fuori casa.
Tony Ardito
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