Gli aumenti non creano problemi solo sul fronte degli acquisti al supermercato per i consumatori finali: c’è una grande preoccupazione anche per l’industria, visto che i protocolli Dop prevedono la distribuzione di una quantità precisa di alcuni prodotti non sostituibili con altri, tra cui il burro. In base alle quotazioni all’ingrosso, il costo del burro, già inserito nella classifica dei prodotti più cari in Italia, è passato da 3,41 euro al chilo nel mese di gennaio 2022 a quota 6,86 euro al chilo a maggio: nel giro di quattro mesi ha raggiunto un aumento del 101,2%.
I motivi degli aumenti sono molteplici: si va dal costo dei mangimi importati dall’Ucraina a quello dell’energia, passando per i rincari di tutta la filiera del confezionamento e del trasporto. A tutto ciò va aggiunto anche il green deal europeo che ha ridotto il numero dei capi di bestiami per ettaro, in maniera particolare nella zona settentrionale dell’Europa.
Alla luce di tutte queste problematiche, in giro c’è sempre meno latte a un costo in continuo aumento. Basti pensare che il prezzo del latte è passato da 0,38 euro al litro dell’anno scorso a 0,48 euro al litro di oggi. Più è alto il prezzo del latte, più aumenta anche quello del burro: un chilo costa al produttore circa 7 euro e, di conseguenza, si arriva a un prezzo per il consumatore finale che sfiora i 10 euro al chilo.
PREZZO DEL BURRO ALLE STELLE: LE REAZIONI
Giuseppe De Paoli, il presidente dell’azienda Burro De Paoli che fornisce quasi un terzo di tutto il burro prodotto in Italia, ha commentato così la situazione: “E’ ancora un momento molto travagliato, stiamo soffrendo terribilmente perché non ci vengono riconosciuti in maniera adeguata tutti i costi che stiamo subendo per la trasformazione del prodotto – le parole di Giuseppe De Paoli riportate da Sky Tg 24 – noi siamo manifatturieri, compriamo le materie prime, le trasformiamo e le vendiamo alla grande distribuzione”.
I rincari alimentari in Italia riguardano tanti prodotti: la polvere di latte intero, per esempio, ha avuto un aumento dell’86,3%, mentre il prezzo del formaggio Edam è salito del 50.3%. Rincari che hanno origine dalla filiera, con i costi dei metalli, dell’energia e dei componenti dei fertilizzanti che sono triplicati da inizio anno. A causa del conflitto tra la Russia e l’Ucraina che ha influenzato negativamente l’export di diverse province italiane, il prezzo dello stagno è aumentato del 96,1% e quello del gas naturale del 342.9%. Il costo del petrolio è salito addirittura del 92.9%; per il grano registra un aumento del 71.2% e per il mais del 48.5%.
Fonte: initalia.virgilio.it
Ma se il burro è prodotto in Italia utilizzando latte italiano, perché è aumentato?