Il ghiacciaio si localizza infatti a soli 20 km da La Paz. La presenza della suggestiva Laguna Charquini o Turquesa (dal colore delle sue acque), formatasi in conseguenza del progressivo scioglimento del ghiacciaio, lo rende tra l’altro una meta decisamente “instagrammabile”. E a fronte del pagamento di una tassa turistica, è possibile anche divertirsi con lo snowboard sul ghiacciaio, attività che desta estrema preoccupazione negli scienziati, in quanto rischia di accelerarne il declino. Serve necessariamente una immediata inversione di rotta.
Per gli scienziati la situazione è chiara: la salute del ghiacciaio deve avere priorità sul profitto. Bisogna dunque porre un freno al turismo impattante. Opinione condivisa da esponenti del mondo alpinistico locale, comprese le “cholitas”, alpiniste divenute celebri in tutto il mondo per l’abbigliamento tradizionale indossato durante le ascensioni.
Turismo sì, turismo no? La soluzione è nel mezzo
“Sensibile al cambiamento climatico e sbilanciato, praticamente destinato a scomparire”, così viene definito il Charquini glacier da Edson Ramirez, glaciologo della UMSA. Il ghiacciaio, spiega Edson, sta morendo. Si sta gradualmente sciogliendo, fenomeno come premesso, legato anche al cambiamento climatico, alle temperature in continua salita e alle alterazioni nelle precipitazioni nevose. Nevica sempre meno, e il minore accumulo di neve determina da un lato una alterazione nel bilancio di massa del ghiacciaio, dall’altro una riduzione della riserva idrica che nei prossimi decenni dovrebbe sostenere i maggiori centri urbani della zona.
I ghiacciai della Cordillera Real hanno iniziato a perdere massa al termine della piccola era glaciale, nel 17° secolo, ma come avvenuto in altre aree del Pianeta, il processo ha manifestato una sensibile accelerazione negli ultimi decenni. Ad oggi il Charquini ha perso 3/4 della massa originale.
Per evitare una ulteriore accelerazione del processo, indotta dall’uomo, gli scienziati ritengono necessario ridurre l’impatto del turismo sulla zona, puntando sul turismo sostenibile. Posizione che trova l’appoggio di alpinisti locali.
“Conosco bene il Charquini – la testimonianza rilasciata a Reuters da Bernardo Guarachi, alpinista locale oggi 69enne, che sulle vette di casa arrampica da quando aveva 18 anni – . Il ghiacciaio iniziava molto più in basso, dove oggi è possibile vedere un muro. E dove siamo oggi? Guardate quanto si è ritirato, è tremendo. E non è solo il Charquini, il resto delle montagne versa nelle medesime condizioni.”
Opinione di Guarachi è che tutti i Boliviani abbiano la responsabilità di prendersi cura dei ghiacciai. “Veramente triste vedere che metà del ghiacciaio sia già scomparso. Non resisterà molto a lungo.”
Il turismo responsabile, e la limitazione di attività impattanti come il sopracitato snowboard, rappresenta una soluzione su cui concordano le “cholitas”. Come dichiarato dalla “cholita” Ivette Gonzales, le montagne della Bolivia appartengono a tutti i Boliviani e tutti devono avere la possibilità di esplorarle. Importante è rendere compatibile tale esplorazione con la salvaguardia degli ambienti montani. “Il riscaldamento globale è un fenomeno che riguarda tutti, ma finché avremo le nostre montagne, le nostre ricchezze, mi farebbe piacere che la gente continuasse a venire. Cerchiamo di trarre vantaggio dalle nostre montagne e dalle ricchezze naturali della Bolivia. Gioielli naturali non si trovano solo all’estero ma anche qui. Venite a trovarci e vedrete quanto sia spettacolare.”
Il turismo social sul Charquini
Basta fare un giro sui social per comprendere il tipo di turismo additato da scienziati e mondo alpinistico. Di seguito uno degli innumerevoli video pubblicitari diffusi online.
Fonte: www.montagna.tv